Le Torri Costiere
di Mauro De Sica
Per la sua posizione geografica strategicamente importante, il Salento è stato da sempre considerato la principale porta verso l’Oriente e dall’Oriente. Infatti, nel corso dei secoli, il territorio salentino è stato terra di transito per l’Italia settentrionale e l’Europa, ma anche viceversa. Non si dimentichi che alcuni contingenti delle varie crociate partivano dai porti di Brindisi e Otranto.
Il continuo flusso di genti non si è mai interrotto, prova ne sia che dal 1992 sino a primi anni del 2000 i salentini hanno assistito, quasi impotenti, a sbarchi considerevoli di albanesi in cerca di lavoro. Oggi quel flusso di migranti, come tutti sanno, si è spostato a Lampedusa, Siracusa, Crotone ed altre località meridionali.
Va anche ricordato che il Salento ha subito nel corso dei secoli numerose invasioni e scorrerie da parte di pirati albanesi, turchi, saraceni, mori ecc.,che saccheggiavano le popolazioni rivierasche (soprattutto nel basso Adriatico), portando via monili d’oro e d’argento, preziosi arredi e quant’altro avesse un certo valore.Venivano catturati giovani aitanti per essere venduti come schiavi nei mercati orientali o anche destinati al “remo” delle galee. Nel caso in cui i rapiti appartenessero a famiglie facoltose, per il loro riscatto era richiesta una consistente somma di denaro.
Per ovviare alle continue scorribande, molte popolazioni preferirono abbandonare i villaggi costieri e rifugiarsi nell’entroterra a 5-6 chilometri di distanza dal mare, dove un attacco saraceno sarebbe stato meno probabile. Ovviamente i sovrani delle varie epoche, allarmati dalla grave situazione, tentarono in ogni modo di arginare il fenomeno piratesco, ergendo rudimentali costruzioni di avvistamento, poste in luoghi sopraelevati rispetto alle marine, per segnalare con fuochi, fumi o suoni acuti l’imminente pericolo. Le costruzioni erano situate a non molta distanza tra di loro per consentire in breve tempo la comunicazione visiva o acustica dell’avvistamento di imbarcazioni piratesche. I primi ad edificare costruzioni di riparo e di sorveglianza furono i Romani, senza però ottenere grandi risultati. Anche durante la dominazione bizantina, normanna, sveva, angioina e aragonese furono costruite diverse torri, prevalentemente a pianta quadrata, con basamento a scarpa e terrazza sommitale demarcata da merlature con delle feritoie sulle pareti.
L’organizzazione difensiva di queste costruzioni si dimostrò spesse volte inadeguata nei confronti delle incursioni di pirati, che erano diventati un vero incubo per le popolazioni salentine rivierasche.
All’inizio del XVI secolo le torri assunsero una forma generalmente a pianta circolare, con basamento a scarpa e con l’ingresso sopraelevato, accessibile mediante una rampa di scale munita di ponte levatoio. Questo sistema, molto più sicuro dei precedenti, garantiva una certa protezione al personale che vi abitava.
Grazie alle tante nuove costruzioni e grazie agli espropri delle torri private, fu finalmente ultimata la lunga catena di torri costiere nel basso Adriatico e nello Ionio salentino. La guarnigione di ciascuna torre fu affidata a militari spagnoli, molto esperti in materia di avvistamenti e di resistenza ai saccheggi.
Alla fine del ’500 in tutto il Regno di Napoli si contavano ben 400 torri, rispettivamente disposte a distanza variabile dai due ai cinque chilometri e distribuite con adeguati criteri logistici lungo la costa.
Nel Salento troviamo circa 80 tra torri di avvistamento e fortini costieri, alcuni dei quali sono giunti quasi intatti sino ai giorni nostri, molti altri invece non sono riusciti a sopravvivere al tempo e all’incuria dell’uomo, altri ancora sono addirittura scomparsi. Va comunque osservato che il disfacimento di alcune torri è da attribuire soprattutto alla trascuratezza delle varie municipalità d’appartenenza, le quali, oltre ad utilizzare materiali di scarsa qualità nella loro costruzione, non provvedevano ad eseguire i periodici lavori di manutenzione e di consolidamento. Come dire che, anche a quelle epoche, la corruzione nella realizzazione e nella gestione di importanti opere pubbliche era viva e si faceva sentire.
A cominciare da questo numero, esaminiamo alcune delle più importanti torri di avvistamento.
LA TORRE DEL FIUME DI GALATENA
denominata anche “Le Quattro Colonne”
La torre è ubicata poco fuori la cittadina di Santa Maria al Bagno, frazione di Nardò, in una zona dove sino a qualche anno fa un ruscello di acqua dolce sfociava in mare. Oggi, purtroppo, di esso non vi è più traccia, se non un cartello che ne indica l’antico alveo.
I lavori per la sua costruzione furono affidati ai maestri neritini Angelo e Giovanni Spalletta (padre e figlio), mentre per architetto fu chiamato il leccese Giovanni Perulli. Durante la costruzione tra gli Spalletta nacquero diverse discordie in merito alla gestione dei lavori, aggravate anche dalle critiche mosse nei loro confronti dalla Regia Corte riguardo le modalità di realizzazione della struttura.
A differenza di altre torri costiere vicine, le “Quattro Colonne” sono state edificate a livello del mare per poter facilmente difendere le sorgenti, che erano diventate una facile fonte di approvvigionamento di acqua dolce da parte dei pirati.
La costruzione è alta ben 16 metri. L’originaria torre aveva la forma troncopiramidale a base quadrata ma, dopo alcuni anni crollò, probabilmente per un’incursione di soldataglia saracena, che, dopo aver conquistato la fortezza, la mise a ferro e fuoco. Non è comunque da scartare l’ipotesi del crollo per un possibile terremoto.
In tanti si sono chiesti il motivo della denominazione di “Torre di Galatena”. A prima vista ognuno è portato ad associare il termine Galatena a quello di Galatina o di Galàtone, ma, sinceramente, non vi è alcun nesso. Chi scrive, invece, è portato a credere che sia stato commesso un errore di trascrizione del nome originario della torre, che da Galatea è stato maldestramente trasformato in Galatena. Questa ipotesi è avvalorata dal mito della nereide Galatea, che raccolse il sangue del suo amante Aci, ucciso da Polifemo, e lo trasformò in acqua di sorgente. Ma non è facile far passare questa versione al posto della precedente.
La torre è collegata visivamente a sud con la Torre dell’Alto Lido e Torre Sabea (ad un chilometro da Gallipoli), mentre a nord con la Torre di Santa Caterina e la Torre di Santa Maria dell’Alto.
Sino agli anni ’50 del secolo scorso le “Quattro Colonne” distavano quasi un chilometro da Santa Maria al Bagno; oggi, invece, è un tutt’uno con la bella e affascinante cittadina ionica, diventata ormai meta obbligata dei turisti per il paesaggio suggestivo, la splendida spiaggetta, l’acqua cristallina, i ristorantini dislocati un po’ ovunque e, soprattutto, per l’ospitalità, sempre raffinata e cortese, dei residenti.