Esempio tangibile della saggezza popolare
LU DITTERIU
Il popolo, quando parla, sentenzia
di Piero Vinsper
L’argomento che stiamo per trattare potrebbe urtare la suscettibilità di qualche persona. Però, se noi accendiamo la televisione, assistiamo, quotidianamente, a tante scempiaggini, a tante nefandezze, a tanti sproloqui, a linguaggi d’angiporto, che ci fanno arricciare il naso. Si parla di escort, di lucciole, di passeggiatrici, di peripatetiche, di trans, di etero, ma in sostanza, mutatis mutandis, sempre di puttane o pseudo tali si tratta, siano esse di alto e medio borgo o semplici bagasce.
Il lettore avrà capito, di certo, che prenderemo in considerazione le puttane, o meglio, i proverbi galatinesi in cui compare il termine bbuttana. Ne ho raccolto dalla viva voce del popolo una settantina e spero, nella mia paziente ricerca, di aggiungere degli altri.
Probabilmente qualche puritano potrebbe fare le spallucce, in senso di disgusto; ma a lui replico con i versi del Giusti: “Che vuol ella, Eccellenza? Il pezzo è bello, / poi nostro, e poi suonato come va; / e, coll’arte di mezzo, e col cervello / dato all’arte, l’ubbie si buttan là”.
Si badi bene che il popolo con il termine bbuttana non indica solo la donna che esercita l’arte più antica di questo mondo, la mantenuta, la convivente, l’amante, bensì colei che, per proprio vantaggio, cambia comportamento, opinione, partito, a seconda delle circostanze e con estrema leggerezza, colei che va contro i crismi della buona educazione e che assume atteggiamenti non consoni alla morale.
Ci porta la mujere a ogni festinu e face vivire lu cavaddhru a ogni funtana, an capu all’annu lu cavaddhru è mburzu e la mujere bbuttana.
I lettori sanno che nel periodo del dopoguerra c’erano, a Galatina, molti locali in cui si organizzavano feste da ballo. I festini più rinomati erano quelli de lu Bomba, tra Via Cavazza e l’incrocio con Via Buozzi; de lu Pitteddhra e, in Via Scalfo, quello che si svolgeva sotta a llu Cuncertu.
È chiaro che – sostiene il popolo – il marito, che porta la propria moglie a ballare sempre nei festini, gioca con il fuoco. E lo stesso rischio corre lu thrainieri, che fa bere acqua al suo cavallo ad ogni fontana. Non trascorre un anno e accade che il cavallo diventa bolso e la moglie donna di malaffare. Come dire: il fuoco vicino alla paglia non ci può stare.
Quandu alla fèmmana lu culu li bballa, se nunn è bbuttana lu pruverbiu falla.
Certe donne, camminando, per farsi notare, muovono con passi ben precisi e cadenzati le natiche per mettere in mostra le loro fattezze. Se queste non sono delle battone, vuol dire che il proverbio sbaglia.
La fèmmana ca mena l’anca, se nunn è bbuttana pocu mmanca.
Questo ditteriu va a completare ciò che si è detto prima. La donna che, nell’incedere, ancheggia e sgambetta vistosamente, sculettando, se non è una prostituta poco manca.
Quandu singata è la campana, a ddhru la tuzzi tuzzi fazza sona; cusì ‘na fija de bbuttana nu’ ppote fare mai ‘na ‘ssuta bbona.
Se la fusione di una campana non è perfetta e la campana presenta della piccolissime crepe, quando la percuotiamo con il battaglio, emette un suono sgraziato, stridulo, sgradevole, e quindi falso. Nella stessa maniera una figlia che ha per madre una bacchettona non può avere mai un avvenire migliore. Noi diciamo anche: “L’arte de lu tata è mmenza ‘mparata”, figuriamoci poi l’arte della madre! Meno male, però, che a questa regola ci stanno moltissime eccezioni.
Vasa, vasa, vucca de mele: tie bbuttana iu mujiere.
Ho ascoltato proprio io, in prima persona, quest’espressione, quando avevo l’età di circa sei anni. Mi trovavo nei pressi di una fontana, dove c’erano molte donne intente ad aquam hauriendam. Non riuscii ad afferrare ciò che disse una signora nei riguardi di un’altra che passava per la via, rasentando i muri delle abitazioni. Ma mi rimase impressa la risposta: “Bacia, bacia, bocca di miele! Tu resti sempre una mantenuta, io sono la moglie!”.
Bbuttana pe’ ‘na fava, bbuttana pe’ ‘nu vùngulu.
Quando qualcuno commette un’azione illecita e lo fa per procurarsi grandi o piccoli vantaggi, il giudizio di condanna non cambia.
Vùngulu, nel nostro dialetto, è il baccello di fava con dentro il frutto. Può, forse, derivare dalla forma greca γογγύλος (rotondo); infatti il baccello, con dentro le fave, ha una forma tondeggiante nella sua lunghezza.
Bbuttane e cannarute Ddiu le juta.
Cannaruta è la donna ghiotta, avida, golosa, vorace, la donna che vuole tutto per sé come la gran baldracca vorrebbe accaparrarsi i proventi delle sue prestazioni senza fare i conti con… l’oste.
Comunque, questo proverbio è l’amara considerazione che si fa quando gente che vive nel vizio e nell’agiatezza viene baciata dalla fortuna.
La furtuna è bbuttana tutta, se ‘nnamura de ci la sfrutta.
Spesso accade che la fortuna non arrida a chi la merita, ma a chi riesce a prenderla per i capelli, a chi l’abbindola e a chi la sfrutta.
La furtuna ede bbuttana e accorta, a llu poverieddhru nu’ lli apre mai la porta.
Al povero disgraziato ogni via è preclusa, anche se tenta di migliorare la sua condizione di vita; è povero e deve restare povero. Figuriamoci poi se la fortuna gli spalanca la porta. È come dire: “Ci nasce pòveru e sfurtunatu, li chiove an culu puru se ste ssettatu”.
A volte lu ditteriu mette in guardia i giovani, per tenerli lontani da situazioni incresciose, scabrose, che potrebbero danneggiare il corso della loro vita, oppure cerca di esortarli a desistere da certi ammiccamenti.
Comu ede la spica vene la canija: de mamma bbuttana nu’ spusare fija.
Come cresce la spiga, così vien fuori la crusca durante la molitura del grano; se la spiga è vuota la crusca non è buona neanche a fare il pastone per le galline. Di conseguenza di una grande zoccola non devi sposare la figlia.
E, per essere più esplicito, cito quest’altro proverbio: “De ‘na cavalla càmbara fija nunn ha’ pijare; se nunn è tutta càmbara alla mamma have ssamijare”. In altre parole: dove salta la capretta? La capretta salta dove salta la capra.
Nu’ tte mbicinare a ‘nvitu de taverna, a carizzi de cane e a amore de bbuttane.
Stai alla larga di chi t’invita a entrare in una bettola per bere vino e fare baldoria; sii prudente a fare carezze a un cane, perché, in un batter d’occhio, potrebbe azzannarti; e non credere affatto all’amore di una prostituta, perché quell’amore è di breve durata, è un amore fittizio, di circostanza.
Quàrdate de ci si sente do’ messe la matina, de cantina nova, de bbuttana vecchia, de ommu ca nu’ parla e de cane ca nu’ bbaja.
Bada a non prestar fede alla pizzoca, che ascolta due messe ogni mattina, a chi ha aperto una nuova cantina, a puttana old style, all’uomo suturnu, che non parla, e al cane che non abbaia. Da tutti prenderai sicuramente delle grandi fregature.
Pure i venti, nel nostro dialetto, hanno a che fare con il termine bbuttana.
Punente fetente; e cce ss’have ddire de la thramunatana, ddhra grande fija de bbuttana?
Ponente fetente: quando spira questo vento è un gran da fare per i pescatori che si trovano in mezzo al mare; se poi subentra la tramontana, quella gran figlia di ndròcchia, succede il finimondo. Si scatena il maestrale, che è un gran pericolo per i naviganti.
Sciaroccu chiaru, thramuntana thrubba e bbuttana vecchia, lu Signore cu nni quarda.
I pescatori, in virtù della loro grande esperienza, si raccomandano l’anima a Dio e implorano la sua protezione, non solo se hanno a che fare con una vecchia baldracca, ma soprattutto quando, durante la navigazione, scorgono che a scirocco il tempo è chiaro e a tramontana il cielo è nuvolo. Questo è presagio di una imminente burrasca.