LAICISMO E RADICI CRISTIANE

Il riserbo dei padri fondatori. In esordio al suo recente studio sulle radici cristiane dell’Europa e la sempre minore incidenza della pratica religiosa sulla popolazione europea, lo storico francese Olivier Roy mette in evidenza il fatto che, al momento della nascita dell’Unione Europea (Trattato di Roma, 1960), tre su quattro dei suoi padri fondatori (Alcide De Gasperi, Robert Schuman e Konrad Adenauer) erano cattolici devoti e soltanto uno (Jean Monnet) sosteneva il pluralismo religioso come base dell’integrazione comunitaria. Eppure nessuno di loro si era premurato di metterlo per iscritto nei documenti fondativi dell’unione, dando probabilmente per scontato un fatto di per sé più che evidente. Come mai, a distanza di mezzo secolo, al momento di redigere il preambolo al Progetto di Costituzione Europea (Secondo Trattato di Roma, 2004) molte voci, a cominciare dal futuro pontefice Benedetto XVI, si sono levate per chiedere di evidenziare le “radici cristiane” dell’Europa? Il motivo di questo diverso atteggiamento è nella constatazione che attualmente l’evidenza di tali radici non è più così chiara e universalmente accettata come era un tempo[1].

Dati statistici. Le statistiche più recenti al riguardo sono davvero sconfortanti e rivelano una situazione profondamente mutata circa la convinzione e la pratica religiosa in tutti i paesi dell’unione. Anche negli stati europei tradizionalmente con forte presenza di abitanti che si definiscono cristiani (Francia, Germania, Spagna), a fronte di una dichiarata appartenenza religiosa (oltre il 50 %), in realtà i praticanti che partecipano alle funzioni religiose almeno la domenica non superano il 10 %. Percentuali un po’ superiori si registrano per l’Italia, ma non più per stati come Irlanda e Polonia, dove un tempo la connotazione religiosa era fortemente influenzata da rivendicazioni di indipendenza politica. Anche per quanto riguarda la popolazione protestante, diffusa nel centro-nord dell’Europa, coloro che partecipano alle funzioni religiose sono circa uno su dieci. Ma il dato più allarmante è sotto gli occhi di tutti, ossia il fatto che i praticanti sono prevalentemente, se non esclusivamente, persone adulte ed anziane. Relativamente pochi sono i bambini, nonostante alcune celebrazioni ad essi dedicate, e scarsissima purtroppo è la presenza di giovani[2].

 Intanto il crollo delle vocazioni lascia sguarnite molte parrocchie, nonostante un significativo impiego di sacerdoti provenienti dall’Africa o dall’America Latina. A livello di vissuto quotidiano, l’attrazione un tempo esercitata dalle esperienze in seno alla parrocchia, o nell’ambito dell’annesso oratorio, adesso è rivolta verso luoghi di consumismo (i centri commerciali) o di puro svago (le discoteche). Anche il turismo religioso (i pellegrinaggi di un tempo) è ridotto ad attività di nicchia, rispetto al turismo di massa che punta all’evasione verso luoghi esotici dove conta solo il benessere fisico. Da tempo molti osservatori parlano ormai di un costante fenomeno di “scristianizzazione” dell’Europa, e in genere della civiltà occidentale, con un progressivo scivolamento verso l’indifferenza religiosa, se non addirittura verso una forma di neopaganesimo, che rifiuta decisamente qualsiasi interferenza sia di tipo confessionale che più genericamente moralistico da parte delle gerarchie religiose.

Ecumenismo e potere temporale della Chiesa. Eppure la fede cristiana ha segnato profondamente la storia della civiltà occidentale ed europea in particolare. Dopo la fine dell’impero romano, durante il Medio Evo è stato proprio il cristianesimo che ne ha raccolto l’eredità culturale e linguistica, rendendo i monasteri e le prime università i depositari di tale patrimonio, e permeando con i suoi valori lo sviluppo civile dei popoli europei per diversi secoli[3]. L’apice di questa organizzazione ecumenica della Chiesa cattolica si può collocare tra il Sacro Romano Impero (800) e la situazione precedente la riforma che nel ‘500 vide il distacco delle chiese protestanti[4]. Dopo la controriforma del ‘600 sia la Chiesa cattolica che quelle protestanti continuarono ad esercitare un notevole potere temporale in varie parti del mondo[5], anche se già l’Illuminismo del ‘700 aveva intrapreso una radicale rivisitazione della storia, interpretandola in termini immanenti che postulano la laicità dello stato[6]. Nell’Ottocento il predominio universalistico del cattolicesimo fu messo in discussione dalla formulazione di teorie socio-politiche e scientifiche di impronta totalmente materialista (comunismo, socialismo, radicalismo, evoluzionismo), mentre la costituzione degli stati moderni si poneva spesso in contrasto con il potere temporale del Vaticano (Italia, Germania). Per lungo tempo vi fu separatezza tra stato e chiesa[7], fino a giungere nel secolo scorso a varie forme di concordato, che hanno riconosciuto alle chiese nazionali uno status di legittimazione che implica diverse garanzie e una condizione di indiscussa autorevolezza dal punto di vista non solo religioso ma anche etico.

Conquista di Gerusalemme

La modernizzazione del Concilio Vaticano II e la frattura del ‘68. Dopo il concordato del 1929 tra lo stato fascista e il papato (Patti Lateranensi), la Chiesa cattolica ha continuato in Italia la sua azione di spiritualità moralizzatrice. Nel dopoguerra si costituì un vero e proprio partito confessionale (la Democrazia Cristiana) che sosteneva l’impegno diretto dei cattolici in politica, mentre analoghi partiti politici di ispirazione religiosa si affermavano in vari stati europei. Le mutate condizioni sociali degli anni sessanta indussero il Concilio Vaticano II[8] ad introdurre profondi cambiamenti nel tentativo di riavvicinare la Chiesa al sentire comune del popolo: l’organizzazione delle parrocchie fu aperta alla partecipazione attiva dei laici, mentre il rituale veniva concepito con innovazioni di evidente richiamo alla semplicità (uso delle lingue nazionali per la celebrazione della messa, celebrante rivolto all’assemblea dei credenti, uso discrezionale dell’abito talare, persino la propensione ad evitare la costruzione di campanili elevati e appariscenti rispetto al paesaggio circostante). Tuttavia furono ribadite  alcune norme etiche ritenute inderogabili (matrimonio indissolubile, rifiuto dei contraccettivi, celibato ecclesiastico, esclusione delle donne dalle ordinazioni sacerdotali). Di fatto l’azione del Concilio II risultò più evidente nel contrasto delle devianze di quanto non fosse nelle aperture alle istanze sociali e alla collaborazione dei laici.

Infatti ben presto si verificò una radicale rottura fra la Chiesa e il tessuto sociale al tempo della contestazione del ’68, che mise in discussione il principio stesso di autorità costituita specialmente in ambito politico e religioso, rivendicando di fatto al singolo individuo qualunque decisione di carattere etico, non solo come libertà sessuale, ma anche come diversa e libera concezione del matrimonio, della famiglia, della procreazione, e di qualunque aspetto di tipo valoriale. Si trattava di una vera e propria rivoluzione antropologica, l’affermazione della libertà individuale in contrasto con l’importanza attribuita al gruppo sociale, un movimento di rivolta generazionale in favore di un nuovo edonismo, di fronte al quale la Chiesa cattolica con l’enciclica Humanae Vitae assunse un atteggiamento di assoluta intransigenza[9], che poi si è protratto anche in seguito con effetti dissuasivi che a lungo andare hanno reso le file dei credenti sempre più esigue e sguarnite. Anche la successiva formazione di alcune importanti istituzioni di impronta religiosa volte ad operare nel sociale (Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio, e simili) hanno di fatto accentuato la sensazione di arroccamento della Chiesa in una condizione volutamente elitaria (meglio pochi ma buoni).

Crocifissione di Gesù

La fine dei partiti politici confessionali. L’ultimo decennio del secolo scorso ha visto la fine del partito cattolico[10], che nel bene e nel male per circa mezzo secolo, a partire dal dopoguerra, aveva rappresentato l’asse centrale dell’arco costituzionale che aveva retto la politica in Italia. Già negli anni settanta il compromesso storico aveva in qualche modo legittimato i partiti laici (comunismo e socialismo), coinvolgendoli nel governo del paese. Ma nel decennio successivo una lunga serie di scandali per corruzione portò ai processi di “Mani Pulite”, che stroncarono le brillanti carriere di alcuni importanti esponenti politici, decretando la fine dei partiti che erano maggiormente coinvolti nel sistema delle tangenti (Democrazia Cristiana e Partito Socialista). Le formazioni che successivamente ne hanno preso il posto (in particolare Forza Italia), pur dichiarandosi a favore della Chiesa cattolica, di fatto si sono astenute da qualunque impegno o pratica religiosa che non sia di facciata o puramente strumentale. Questo spazio vuoto è stato recentemente riempito dai partiti di destra, ma sostanzialmente in spirito di pura conservazione di tutto ciò che sia in qualche modo riconducibile ad una tradizione nazionalistica (sovranismo), che per nulla incide sulle convinzioni autenticamente religiose, o su qualsivoglia orientamento di carattere etico[11].

Problematiche divisive e gli scandali della pedofilia. Gli anni precedenti all’attuale pontificato di Papa Francesco, che si è distinto per la vicinanza agli ultimi della terra ed una convinta disponibilità al dialogo interreligioso, sono stati un periodo di grande travaglio, che ha registrato una fortissima secolarizzazione nello stile di vita delle popolazioni appartenenti alla comunità europea.  Sicuramente non ha giovato la posizione rigida assunta dalla Chiesa cattolica sui cosiddetti “Principi non negoziabili” (pronunciamento di Benedetto XVI, 2006), ossia l’aborto, il matrimonio omosessuale, la gravidanza assistita, l’eutanasia, il celibato ecclesiastico. Ma a parte la rilevanza di questi aspetti particolari, il venir meno dei valori religiosi nella realtà attuale è imputabile anche a fattori più complessi di diversa natura. Dal punto di vista economico la forte spinta all’industrializzazione ha favorito una notevole espansione urbanistica, determinando la scomparsa di quel mondo contadino di carattere patriarcale così fortemente aggrappato  a principi morali e religiosi, depotenziati dal progressivo benessere e dal marcato allentamento dei legami familiari. Sul piano sociale si è registrato un affievolimento del senso di appartenenza alle comunità di riferimento (gruppo religioso, sindacato, partito politico, associazionismo vario) per orientarsi verso abitudini di tipo individualizzato. Anche sotto l’aspetto culturale l’avvento di Internet, se da un lato ha facilitato la possibilità di connessione virtuale tra gli utenti, dall’altro ha raffreddato o inibito i rapporti con il vicino della porta accanto, o con qualunque situazione di prossimità che permetta il contatto fisico come base di una reale condivisione.

Ma il colpo fatale alla reputazione della Chiesa è stato inferto dalla denuncia di numerosi casi di pedofilia, che hanno innescato processi infamanti a carico di esponenti importanti del mondo cattolico con pene risarcitorie che hanno dissanguato varie archidiocesi, gettando nel discredito personaggi che esercitavano grande influenza e minando la credibilità dell’istituzione religiosa nel suo complesso. In particolare si è rimproverato ai due predecessori dell’attuale pontefice (Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) di aver negato l’evidenza per troppo tempo. È facile anche comprendere come l’opera moralizzatrice avviata da Papa Francesco su vari fronti intacchi interessi consolidati, e si presti a varie forme di resistenza da parte di alcune frange più conservatrici del mondo cattolico, in particolare nel nord-America, che sarebbero ben liete di vedere nuovamente un papa dimissionario.

L’avanzata dell’Islam in Europa e la deriva identitaria. Negli anni più recenti il dialogo interreligioso è venuto a caricarsi di una valenza particolare in concomitanza con l’impellente problema migratorio, che ha risvolti non solo umanitari e socio-economici, ma anche religiosi, dato che la maggioranza degli immigrati è di religione islamica[12]. I dati numerici dimostrano che, mentre i cattolici diminuiscono, i musulmani sono in continuo aumento, e considerati i diversi indici di fertilità delle giovani coppie, è facile immaginare come il fattore tempo giochi a favore dell’Islam. Tutto ciò pone problemi notevoli, non solo sulle rispettive differenze di abitudini nel vestire, nell’alimentazione, nello svago, ma anche nella costruzione e frequentazione dei luoghi di culto (moschee) in aree urbane, e nell’uso di simboli religiosi in luoghi aperti al pubblico. Indubbiamente la libertà di culto è sancita da tutti gli ordinamenti nazionali e dalla stessa costituzione europea, ma l’uso pubblico dei simboli religiosi (dal crocefisso al soggolo di una suora, al burqa, al velo, o il burkini indossato in località balneari, fino al divieto dei minareti per le nuove moschee) è diventato estremamente discriminatorio, ma solo come marcatore identitario che non ha nulla a che vedere con gli insegnamenti della Chiesa. Tanto più che molti partiti politici di destra, fortemente xenofobi e decisi ad arginare il fenomeno migratorio per motivi di presunta sicurezza nazionale, hanno deciso di cavalcare il tema dell’identità religiosa come elemento distintivo fondamentale tra nativi ed immigrati, osteggiando tutto ciò che viene ritenuto diverso dalla cultura e dalla tradizione cristiana. Dispute e contrasti continui hanno richiesto interventi normativi ad hoc da parte dello stato, che ha dovuto disciplinare una materia che si presta a molte controversie attinenti ai diritti fondamentali dei cittadini (si pensi al divieto di alcune pratiche religiose particolari, come la circoncisione, o  alla crudeltà della macellazione rituale). Va anche tenuto presente il rischio che alcuni centri religiosi islamici servano da copertura per fini destabilizzanti (attentati) o finanziariamente illeciti (rimesse in denaro, riciclaggio, ecc.).

Instambul – Moschea blù

La Chiesa assediata e la nuova frontiera. Nel mondo contemporaneo bisogna constatare come il senso di precarietà sia diventato pervasivo sotto ogni aspetto, per cui le certezze di un tempo vacillano sotto l’incalzare di trasformazioni che investono non soltanto l’ambito religioso, ma anche la politica, la cultura, e persino la cura della salute o la gestione del tempo libero. Va anche segnalato un cambio di passo nell’orientamento delle chiese protestanti d’Europa, che tendono ad accettare nuove realtà come l’ordinazione di pastori omosessuali o la celebrazione religiosa di matrimoni omosessuali, rispetto alla visione restrittiva della Chiesa cattolica. La realtà non è mai statica, ma cambia in continuazione e richiede capacità di adattamento e spirito di inventiva. Tuttavia è bene ricordare che proprio i periodi di crisi come quello attuale sono i più favorevoli ad innovare e migliorare l’esistente. L’importante è superare il rancore diffuso e saper difendere i valori di fondo che possono mantenere viva la speranza e indurre all’azione positiva[13]. Solo in questo modo “pensare significa oltrepassare”.

In una società sempre più secolarizzata è inevitabile che la guida morale attribuita all’autorità religiosa venga ad essere progressivamente depotenziata, e sia costretta a cedere la propria funzione normativa allo stato laico oppure alla Corte Europea. Queste istituzioni naturalmente si muoveranno secondo i principi fondamentali del diritto, che sono di derivazione illuministica e non confessionale, e si fondano sulla tutela delle libertà individuali nella misura in cui esse non intacchino interessi socialmente più rilevanti. Ovviamente vi saranno casi particolarmente delicati (ad esempio l’aborto terapeutico o la morte assistita) che attengono alla coscienza individuale, e in cui non sarà possibile imporre delle linee di comportamento univoche, perché scienza e fede si troveranno ancora una volta a divergere.

Per quanto attiene invece alla posizione ufficiale della Chiesa, che si sente minacciata, se non addirittura assediata  dal materialismo imperante, è auspicabile che essa si adoperi per contrastare con efficacia la sensazione, a volte giustificata,  di essere chiusa in una situazione di arroccamento elitario, che rischia di compromettere seriamente la portata del suo messaggio evangelico[14]. Questo richiamo alle origini potrà avere successo solo nella misura in cui saprà riscoprire le proprie radici, per riaffermare delle verità basilari che non possono essere date per acquisite una tantum, ossia il fatto che la fede è un dono da riscoprire giorno per giorno, anzi momento per momento; che la religione rivelata si fonda sulla parola di Cristo che si è immolato per la salvezza di tutti e di ciascuno; che il sentimento religioso della vita nasce nell’intimità della coscienza, che non è mai in contrasto con la legge di natura, e che si sostanzia nel dare e nel condividere, più che nel perseguire l’interesse individuale. E alla fine tutto ciò aiuterà anche a comprendere che una visione politicamente allargata ed inclusiva come quella perseguita dall’Unione Europea potrà essere ulteriormente corroborata da convergenze di natura etico-religiosa, che non consentono particolarismi inutilmente sterili e forzatamente divisivi.

[1] Vedi OLIVER ROY, L’Europa è ancora cristiana?, Cosa resta delle nostre radici religiose, Feltrinelli, 2019, pp. 7-11.

[2] Cfr. Being Christian in Western Europe, sondaggio effettuato dal Pew Research Center, 29 maggio 2018. L’analfabetismo religioso nell’epoca attuale è dimostrato dal fatto che anche fra i credenti pochi conoscono il significato di termini di uso corrente nella cultura cattolica, come “transustanziazione o eucarestia”, mentre rilevante è l’indice di coloro che ritengono che “le tre persone della Trinità” siano Dio, Maria e Gesù.

[3] Da notare come il diritto romano sia filtrato negli ordinamenti giurisprudenziali moderni attraverso il diritto canonico. Anche la forma costitutiva della Corte d’Assise deve molto ai tribunali della Santa Inquisizione, persino nelle procedure di interrogatorio  che portano alla confessione.

[4] Le crociate in Terrasanta, promosse dalla Chiesa cattolica per la liberazione del Santo Sepolcro, coprono un periodo di circa due secoli tra l’ XI e il XIII.

[5] La Pace di Vestfalia (1648) pose fine ai contrasti dinastici e di religione in Europa, istituendo  come credo ufficiale per ciascuno stato europeo la religione del principe (“cuius regio, eius religio”) e di fatto riconoscendo la superiorità dell’autorità civile rispetto a quella della Chiesa. In seguito il cattolicesimo, ridimensionato in Europa, tenderà ad assumere una proiezione universale globalizzandosi di fatto.

[6] Nella sua monumentale opera storica sulla fine dell’impero romano Decline and fall of the Roman Empire (1776) lo storico inglese Edward Gibbon (1737-94), seguendo i dettami dello scetticismo illuministico, attribuiva l’indebolimento e la caduta di Roma imperiale principalmente alla diffusione dei nuovi valori introdotti dalla morale cristiana.

[7] Nel 1874 con il decreto Non Expedit il papa Pio IX vietava ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana come segno di protesta per la forzata rinuncia allo Stato Pontificio da parte della Santa Sede. Il decreto fu abrogato ufficialmente nel 1919 da papa Benedetto XV.

[8] Il Concilio Vaticano II fu indetto nel 1962 da Papa Giovanni XXIII un anno prima della sua morte e si concluse nel 1965 sotto il pontificato di Paolo VI.

[9] Proseguendo nello spirito del Concilio Vaticano II, il papa Paolo VI emanò a luglio del 1968 l’enciclica Humanae Vitae, che teorizzava la difesa della vita come dono divino dal concepimento fino alla morte, in antitesi  con le teorie materialiste, che Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium Vitae (1995) arrivò a definire “cultura della morte” (interesse per i riti satanici, aborto, aumento dei suicidi, eutanasia).

[10] Il partito della Democrazia Cristiana, fondato clandestinamente nel 1943 durante il secondo conflitto mondiale, è stato sciolto ufficialmente  il 18 gennaio 1994.

[11] La Chiesa cattolica in Europa si è sempre mantenuta a distanza dai movimenti populisti e di estrema destra, opponendo i valori della carità e dell’accoglienza all’egoismo populista, e diffidando di alcuni rigurgiti di paganesimo presenti nell’estrema destra identitaria.

[12] A livello comunitario si deve anche tener conto della pressante richiesta della Turchia, uno stato con circa 80 milioni di abitanti di prevalente religione islamica, di entrare a far parte dell’Unione Europea.

[13] Si veda al riguardo MASSIMILIANO VALERII, La notte di un’epoca: Contro la società del rancore, “La speranza di Ernst Bloch e l’utopia concreta”, Milano, Ed. Ponte alle Grazie, 2019, pp. 192-224.

[14] Si segnala l’interessante saggio Risorse del cristianesimo (Milano, Ponte delle Grazie, 2018) del filosofo FRANÇOIS JULLIEN, che da non credente rilegge in chiave laica il Vangelo di Giovanni, trovandovi degli spunti motivazionali che avvalorano il legame spirituale con la vita in chiunque voglia superare la soglia del puro materialismo.