La fiaba di

RUGGERO STELLATO

di Luisa CRESCENZI

Ncé stéva ‘na vota…
Così iniziavano i “cunti” con cui mia nonna , seduta dinanzi al camino, mani incrociate tra le folte pieghe della lunga gonna a piccoli fiori, raccoglieva attorno a sé tutti noi nipotini, desiderosi di ascoltarla. Il calore del focolare esaltava ancora di più il profumo della frutta fresca e secca esposta con sapiente cura sull’enorme banco di quella che era da tutti considerata la più bella bottega del Borgo. Si attendeva con ansia la domenica per godere della saggezza della nonna o della simpatia del nonno dagli occhietti birichini che non mancava di rivolgere complimenti alle belle e prosperose “figliòle” che non aspettavano altro da quel caro vecchietto che tutti chiamavano affettuosamente zì Carminièllo.
Ancor più si attendeva il Natale, quando quel banco si trasformava in “puòsto” magicamente addobbato con coloratissimi o dorati nastri di carta velina e con al centro un roseo Bambinello.
Noi piccoli con la nonna a lanciare scorzette di noccioline nello scoppiettante camino e gli adulti a giocare a tombola attorno al tavolo, gambe e piedi che si allungavano e si toccavano alla disperata ricerca di un posticino sull’ampio e tondeggiante “vrisièro” di legno nel cui buco centrale era poggiato il bracière ardente di rame ( ’a vrisèra ),
Fu durante una di queste sere che ascoltai per la prima volta dalla nonna un “cunto” diverso, un racconto leggendario ambientato nella mia Città Sarno… la fiaba di “Ruggiero Stellato”.
La mia testa poggiata sul suo grembo.
Ncé stéva ‘na vota…un bel Cavaliere di nome Ruggiero Stellato, un discendente dei Conti Normanni, cresciuto nella nobiltà Salernitana e addestrato all’uso di armi. Nobile d’aspetto e d’animo. Era solito percorrere il nuovo Regno di Napoli per partecipare a tornei, feste, giostre, caccia e giuochi d’arme. Sempre avvolto nel suo mantello azzurro trapunto di stelle dorate, insegna del suo nobile Casato. Durante uno di questi viaggi, dopo aver attraversato Nocera, giunse nella fertile e verdeggiante campagna della valle Sarnese circondata da incantevoli monti. Ma ecco, che , proprio alle porte di Sarno, fu colto da uno di quegli improvvisi ma brevi temporali che a volte si abbattono su questa valle e che per i forti e rombanti tuoni sono detti dai contadini del luogo “ ‘e trobbéé ‘e Maggio”( i tuoni di Maggio). Impossibilitato a proseguire, si fermò e bussò ad un casolare sul greto del fiume che ha lo stesso nome della città. Aprì un colono il quale guardò con stupore quel nobile sconosciuto…Che subito si presentò: “ Sono Ruggiero Stellato, giungo da Salerno e sono diretto ad Avellino per partecipare alla famosa giostra nella quale mi scontrerò con i migliori Cavalieri delle Contee, Ducati, Principati del Sud”. All’udire quel rassicurante nome dei Ruggieri, le cui gesta di valorosi e sempre vincitori combattenti del Regno erano ben conosciute nella valle, il colono e l’intera famiglia, dopo averlo aiutato a scendere da cavallo, gli offrirono senza indugio e con estrema umiltà quell’ospitalità che ha sempre contraddistinto gli abitanti di questa generosa terra.
Rinfrancato dalla calorosa accoglienza, il Cavaliere posò lo sguardo su una fanciulla dagli occhi che brillavano più delle stelle del suo mantello e che gli fu presentata come la figlia del colono. Il suo nome era Angela Maria. Questa , alla vista di quel bellissimo e nobile Cavaliere fu assalita da rossore per nascondere il quale si affrettò ad accendere un bel fuoco ed apparecchiare la tavola con la più bella tovaglia e le più gustose vivande. Intanto il cielo si era rischiarato e il sole brillava sulla ridente campagna. Dopo essersi rifocillato, il giovane Ruggiero fu condotto dalla fanciulla sulla riva del fiume per raccontargli le straordinarie leggende sulla Divinità del Fiume Sarno.
“Io però conosco un’altra leggenda segreta che quasi nessuno conosce – disse Angela Maria- e so che è vera. Se si vedrà emergere una stella dalle acque del sacro fiume Sarno, è segno che sta nascendo un Amore Puro come le sue acque, Sereno come il suo tranquillo corso, Eterno come il suo scorrere perenne. Le parole di questa casta fanciulla discendente dagli antichi Sarrastes colpirono ancor più la sensibilità di Ruggiero che, prima di ripartire, le pose al collo una catenina materna con ciondolo arabescato, come riconoscimento e promessa di aiuto di armi a lei e alla famiglia in caso di qualsiasi necessità.
La giovane la indossò commossa e felice, portandola sempre e nascondendo con uno scollino il ciondolo pendente sul petto.
Ma sulla felicità della fanciulla non tardarono ad abbattersi penose insidie. Non rare in un tempo in cui la spavalderia, la tracotanza e la prepotenza di alcuni signorotti o di mediocri funzionari minacciavano la tranquilla vita degli abitanti e soprattutto delle fanciulle.
Accadde così che un funzionario del vecchio e generoso Conte, che da tempo ambiva alla mano della bella figlia del colono, ma ancor più ambiva a raggiungere alte cariche e ad arricchirsi senza mai riuscirci, nel vedere le effusioni tra i due giovani ma soprattutto nel vedere quel dono col ciondolo arabescato del nobile Cavaliere salernitano al collo della bella fanciulla, fu preso da crudele e forte invidia e gelosia. Decise così di vendicarsi a tal punto da indicare Angela Maria come colpevole di un furto che, guarda caso, era effettivamente avvenuto proprio in quei giorni in casa di un rivale della famiglia di Angela Maria. Il ritrovamento di quella collanina d’oro che mai avrebbe potuto possedere una ragazza di umili origini convinse la Corte della colpevolezza della ragazza, che fu condannata a morte. A nulla valsero le proteste dell’intera contrada e dei parenti disperati contro l’ingiusta condanna.
Tutto era pronto per l’esecuzione.
Ma uno dei fratelli della giovane non perse tempo. Montò a cavallo e percorrendo i sentieri giunse ad Avellino dove riferì a Ruggiero Stellato ciò che era stato ordito contro la sorella. Il Cavaliere salernitano immediatamente partì ed entrato nel territorio di Sarno, sfilò la sua spada e con un fiero e imponente grido riuscì a fermare in tempo l’esecuzione, spiegando e provando alla Corte del Conte l’innocenza della fanciulla, dinanzi ad una folla di contadini giunti da tutte le contrade vicine. A quel punto fu acclamato da tutti come il liberatore degli oppressi del Sud del Regno.
Ruggiero si fece restituire la collanina materna e la pose di nuovo al collo della onesta e candida fanciulla, questa volta non più come promessa di aiuto in arme, ma come promessa di Nozze.
Mentre erano sulla via del ritorno i due giovani vollero fermarsi sulla riva del fiume Sarno attratti dalle sue luccicanti acque. D’improvviso videro emergere dal fiume una stellina dorata…del tutto simile a quelle trapunte sul mantello del nobile Cavaliere salernitano.
Il sacro Fiume e il destino benevolo avevano deciso la giustizia e le nobili sorti che attendevano questa terra attraverso l’unione e l’amore Puro, Sereno ed Eterno di Ruggiero Stellato ed Angela Maria.

…loro felici e contenti di là
noi morti di sonno di qua…

” à vrisèra ” = ” il braciere ” (di rame o di ottone o di altro metallo in cui ardeva la brace di carbonella per riscaldarsi)

– ‘u vrisièro – oppure – vrisièra ( al femmin. e con la i rispetto al braciere) (= il colletto – il porta braciere). Utensile tondeggiante di legno, vuoto al centro nel quale si inseriva il braciere- per poggiarvi i piedi e per non porre il braciere direttamente a terra).

‘ncé stéva ‘na vota= c’era una volta

” puòsto” = posto – banco su cui veniva poggiata la frutta o la verdura dai venditori.