Era la terza potenza europea…
I gioielli del Regno delle Due Sicilie
… mentre la prima nel mondo nell’industria metalmeccanica, siderurgica e navale
di Salvatore Cesari
Abbiamo più volte riportato sulle colonne di questa rivista notizie riguardanti la situazione del Meridione d’Italia subito dopo il ‘salvifico’ intervento dei Savoia. Ci siamo soffermati a più riprese a evidenziare l’inganno con cui re Vittorio Emanuele II, su istigazione di diversi personaggi politici e non (Cavour, Dabormida, Lombroso, Niceforo ed altri) invase proditoriamente il sud d’Italia, fiancheggiato in questo turpe progetto da infingardi esponenti dell’alta borghesia siciliana (su tutti Vincenzo Florio) e da alti ufficiali dell’esercito borbonico, che aderirono al progetto della massoneria italiana ed inglese[1].
In nome di un’Italia unita e di una svolta epocale di tutte le genti italiche, i Savoia riuscirono a convincere diversi liberali del Meridione d’Italia, tra cui Liborio Romano di Patù, di Giuseppe Pisanelli di Tricase, Antonietta de Pace di Gallipoli, Giuseppe Libertini di Lecce, Sigismondo Castromediano ed altri a sposare la causa dell’Unità italiana. Purtroppo questi personaggi, abboccando all’esca savoiarda, allargarono il malcontento nella gente e minarono dall’interno il macchinoso sistema poliziesco borbonico. Sta di fatto che, ad Unità raggiunta, furono quasi dimenticati dalle alte sfere italiche. Liborio Romano e Sigismondo Castromediano furono inizialmente eletti deputati del nuovo parlamento, ma ben presto emarginati perché cercavano di tutelare gli interessi dei meridionali. Anche Antonietta de Pace fu premiata inizialmente (le fu assegnata la dirigenza di una scuola femminile) ma poi abbandonata al suo destino. Si racconta che quest’ultima in un discorso pubblico affermò che “cambiano le monarchie, ma non cambiano certamente i re!).
Ma, veramente i piemontesi intendevano costituire un’Italia unita per potersi contrapporre allo strapotere franco-inglese? Assolutamente no! Avendo un debito pubblico, paragonabile quasi all’attuale debito italiano e per far fronte alle numerose richieste inglesi e francesi di rientrare dalle consistenti esposizioni finanziarie nel più breve tempo possibile, l’unica strada da percorrere era quella rappresentata dall’enorme tesoro (in tutti i sensi) del Regno delle Due Sicilie. Bastava, quindi, inventarsi il progetto salvifico dell’Unità d’Italia per poter accedere nella “stanza del Tesoro” ed impossessarsene.
Ma in che cosa consistevano le numerose ricchezze dei Borbone? Presto detto.
Intanto è doveroso fare una premessa. Per anni abbiamo sentito sparlare da più parti che il Meridione fosse una terra arretrata, povera, incolta, che non vi fosse nulla di valore o di pregio e che l’economia fosse bastevole a risolvere appena alcuni problemi interni fondamentali. Ma, ammessa e non concessa una situazione del genere, perché i Savoia fecero di tutto per conquistare una terra arida e misera, dal momento che non avrebbero ricavato nulla? Se si fossero spesi per far rifiatare il Meridione, si sarebbero indebitati ancor di più. E invece no! Il Meridione rappresentava l’unica panacea in grado di risolvere i numerosi problemi interni del settentrione d’Italia. Perciò valeva la pena inventarsi un’Unità d’Italia, sfruttare le enormi ricchezze e poi, una volta spolpato il Meridione, abbandonarlo a sé stesso. E così è stato.
Esaminiamo per sommi capi quelle che sono le numerose “povertà” del Regno delle Due Sicilie.
- 1735 – Prima cattedra di Astronomia in Italia e seconda in Europa dopo la Gran Bretagna;
- 1735 – Prima cattedra di Economia al mondo ad Antonio Genovesi, allievo di Giovan Battista Vico;
- 1754 – Costruzione del grande complesso siderurgico di Mongiana in Calabria, all’avanguardia per tecnologie, previdenza sociale e numero di operai (ben 2.500). L’industria riceveva continuamente riconoscimenti a livello mondiale. Era il fiore all’occhiello dell’industria del Sud, che, subito dopo l’annessione, venne incredibilmente smantellata dai ‘fratelli nordici’. A seguito di uno sciopero degli operai, che si opponevano alla sua chiusura, i carabinieri piemontesi spararono senza alcuna pietà contro di loro, uccidendone in gran numero.
- 1763 – Primo cimitero italiano per poveri a Poggioreale;
- 1781 – Primo Codice marittimo al mondo di Michele de Jorio;
- 1782 – Primo intervento di profilassi antitubercolare in Italia;
- 1783 – Costruzione dei cantieri navali di Castellammare di Stabia, fondati da Giovanni Edoardo Action, primo ministro di re Ferdinando IV. Era la più grande industria navale d’Italia per numero di operai. I Borbone organizzarono la prima flotta navale mercantile e militare d’Italia, seconda solo alla Gran Bretagna. In questo cantiere fu varato l’Amerigo Vespucci, divenuto poi la nave ammiraglia italiana;
- 1789 – Prima assegnazione di case popolari in Italia a S. Leucio (Caserta);
- 1789 – Prima assistenza sanitaria gratuita;
- 1792 -Primo Atlante marittimo realizzato dal più grande cartografo al mondo (Giovanni Antonio Rizzi Zannoni);
- 1801 – Primo museo mineralogico al mondo;
- 1807 – Primo orto botanico in Italia (Napoli);
- 1812 – Prima scuola di Ballo in Italia, annessa al Teatro San Carlo, che era il primo teatro lirico d’Europa, costruito nel 1737 e ricostruito nel 1816, dopo un incendio, in soli 270 giorni;
- 1813 – Primo ospedale psichiatrico in Italia;
- 1813 – Prima nave a vapore nel Mediterraneo, la “Ferdinando I”;
- 1832 – Primo ponte sospeso in ferro sul Garigliano;
- 1832 – Prima nave da crociera in Europa, la “Francesco I”;
- 1835 – Primo Istituto Italiano per sordomuti;
- 1839 – Primo tratto di ferrovia in Italia tra Napoli e Portici;
- 1839 – Prima illuminazione a gas di una città italiana (Napoli) e terza in Europa dopo Londra e Parigi;
- 1839 – Primo stabilimento metallurgico in Italia per numero di operai (1.050, ma senza quelli dell’indotto) a Pietrarsa (NA), oggi museo ferroviario;
- 1840 – Primo centro sismologico in Italia presso il Vesuvio;
- 1841 – Primo sistema di faro da porto con segnalazione lenticolare a luce costante in Italia;
- 1845 – Fabbricazione della ‘Bayard’, la prima locomotiva a vapore in Italia;
- 1845 – Il primo Osservatorio Meteorologico in Italia presso il Vesuvio;
- 1848 – Prima ‘Costituzione’ concessa in Italia da Ferdinando II – 1848. Nel 1820 Ferdinando I aveva concesso la Costituzione, per poi ritirata dopo poco tempo;
- 1852 – Primo telegrafo elettrico in Italia con un sistema avanzato di comunicazione capillare. Solo in Sicilia c’erano 100 stazioni telegrafiche elettriche, distrutte poi nel 1861 dai piemontesi;
- 1852 – Primo esperimento di luce elettrica in Italia a Capodimonte;
- 1853 – Primo piano regolatore a Napoli;
- 1856 – Primo sismografo elettromagnetico di L. Palmieri;
- 1856 – Primo premio internazionale per la produzione e la migliore qualità di pasta alla mostra industriale di Parigi;
- 1856 – Primo premio di lavorazione di coralli alla mostra industriale di Parigi;
- 1859 – Primo stato in Europa per la produzione di guanti;
- 1860 – Primo stato in Italia per numero di orfanotrofi, ospizi, collegi di formazione e conservatori musicali;
- 1860 – Napoli era la prima città al mondo a portare acqua corrente nelle case. Si racconta che i garibaldini, nell’osservare un bidet in un palazzo nobiliare, lo scambiarono per porta violino;
- 1860 – All’epoca vi erano a Napoli ben 113 tipografie e diverse testate di quotidiani e riviste settimanali e mensili;
- 1860 – Nel Regno delle due Sicilie vi era la più alta percentuale di medici per abitante e la più bassa percentuale di mortalità infantile in Italia, indice di igiene, benessere e sviluppo.
- Ultimo gioiello è rappresentato dalla Reggia di Caserta, progettata e costruita (nella sua prima parte) da Luigi Vanvitelli. In seguito fu ripresa più volte e ultimata nel 1845.
Tutto questo rappresenta una parte di ciò che ha prodotto “l’arretrato” Sud sino al 1861. Da allora diversi milioni di meridionali sono emigrati in Europa, nelle Americhe del Nord e del Sud e in Australia per costruirsi una vita migliore, lasciandosi alle spalle la propria terra, la cultura, le tradizioni, la storia.
Mica è finito tutto lì! Ancor oggi un esodo massiccio di ben 80.000 giovani meridionali emigrano ogni anno verso il Nord ricco. Le fortune italiane si sono concentrate quasi esclusivamente nel settentrione d’Italia.
Alla luce di tutto questo ci domandiamo: “In che cosa è consistita l’Unità d’Italia, se ancor oggi la gente del Sud viene guardata con sospetto, ignorata, denigrata, vilipesa?… Chi ci ha guadagnato da questa vergognosa Unità d’Italia? Sicuramente i settentrionali, grazie all’accentramento di tutte le risorse nazionali.
E allora, ferma rimanendo questa situazione, come può il Sud ritornare ad assicurarsi il buon livello di vita d’un tempo, se le migliori energie umane hanno preso la via del Settentrione e di alcuni stati europei?
Un caloroso appello viene indirizzato al governo centrale nella speranza che riesca a rivitalizzare questa terra, grazie a mirate politiche di sostegno e di rafforzamento dell’economia meridionale.
Perciò aiutateci a fare rimanere i giovani nella nostra terra per poter pian piano risalire la china e riscoprire la nostra perduta identità.
[1] Si lasciarono corrompere… – Tra i personaggi alto-locati vi era l’imprenditore siciliano di vini Vincenzo Florio (i cui discendenti erano i proprietari delle tonnare di Trapani e Palermo e delle cantine di vino. La famiglia Florio organizzò nel 1906 per la prima volta la famosa gara automobilistica denominata “Targa Florio”). Questo personaggio, contattato dal Cavour, organizzò una banda di picciotti siciliani (oltre 1500), che in seguito si aggregarono ai garibaldini, subito dopo lo sbarco a Marsala.
Molti degli alti ufficiali borbonici furono contattati da esponenti della Massoneria per rendere inoffensiva la difesa militare borbonica di fronte all’avanzata ‘travolgente’ della marmaglia di camicie rosse garibaldine. In cambio avrebbero ottenuto consistenti provvidenze, sia militari (avanzamento di grado nell’esercito piemontese) sia monetarie. Una volta impossessatisi del Meridione, i Savoia vennero meno alle promesse, gabbando e deridendo i “traditori”. L’esempio eclatante è quello del generale Landi, che, pur disponendo di un esercito di seimila soldati, armati di fucili di ultima generazione e cannoni, diede ordine ai soldati di ritirarsi a Palermo. Aveva ottenuto in cambio del tradimento una “fede di credito” di ben 14.000 ducati, ma, ad invasione avvenuta, risultò essere di soli 14. In cambio, però, i suoi quattro figli furono promossi colonnelli nell’esercito piemontese.