Era solita starsene in disparte, come tutti gli altri barboni del quartiere. Atomi destinati a rimanere tali, senza il barlume di un contatto affettuoso degno di chiamarsi cosi. Puzzava più dei bidoni dell’immondizia vicino ai quali dormiva. Come tutti gli altri, del resto, quelli che speravano in qualche avanzo di cibo, la sera, quando spesso si rischia di impazzire per la fame, si diventa nervosi e si beve, si continua a bere per dimenticare i dolori e l’accidia e i possibili sogni, più pericolosi della fame. Lei non beveva, ma trovava pace nelle frasi senza senso, sconnesse, che borbottava tra sé e sé. Era solita starsene sempre in uno stesso angolo, la sua casa di cartoni e stracci,le parole sussurrate a quel vento putrido che l’avvolgeva. Alcuni altri usavano un carrello del supermercato come giaciglio, scomodo e semovente, lei aveva quel suo cantuccio, dove le stelle l’avrebbero trovata sempre. Una sera di dicembre come tante. Gelida, fuori. Ghiacciata, dentro. Per lei. Nonostante i tanti strati di lana raccattata chissà dove che aveva addosso. Una bambina ed una mamma a passeggio, come tante.
Sapevano che la nonnetta, come l’appellava la piccola, l’avrebbero trovata lì. Avevano cominciato ad abituarsi all’idea di vederla in una stessa posizione, fetale, a ripararsi dal freddo pungente, quando tornavano nella loro casa, dopo aver fatto la spesa. Spesso lasciavano qualcosa da mangiare, talvolta un panino imbottito, talvolta un po’ di frutta,quasi sempre tanta acqua. Ci pensava la bambina a quest’azione di carità, una mano stretta alla mamma, l’altra, timorosa e dolce, ad avvicinare il cibo alla nonnetta. Che non le degnava di uno sguardo. Mai.
Quella sera di dicembre la mamma comprò un po’ di torta pasticciotto, oltre ai panini e agli insaccati. Si avvicinò lei stavolta alla vecchietta, e con delicatezza la toccò. Nessun segno di vita. Allora la toccò più forte e ottenne una reazione:
“Signora” – le disse – “le ho portato anche la torta oggi, che ne dice, le piace la crema pasticcera?”
La nonnetta, facendo intravedere i pochi denti rimasti, di un giallo marcio e sbiadito, abbozzò un sorriso e ridestandosi un po’ dal torpore della propria povertà rispose:
“Grazie, lei è gentilissima ma adesso sono proprio sazia. Perché non li portate a qualcuno che ha davvero bisogno?”.
Le sue parole furono dette con calma, chiare e limpide. Il tono cortese e affabile. Poi tornò tra i suoi sonni e i suoi cenci ammassati. (Luca Portaluri – culturasalentina.worpress.com)
“Il poco è già molto a chi non ha che il poco”
(Giovanni Pascoli)