Il parco dei fossili
Contrada Lustrelle di Cutrofiano
di Giovanni Leuzzi
Il “Parco dei Fossili” è un’emergenza geologica, paleontologica e scientifica che si trova nel comune di Cutrofiano, nella parte ovest del suo territorio rurale contrada Lustrelle, (Lustreddhe in dialetto salentino), ed è l’area residuale di una vecchia cava a cielo aperto per l’estrazione di argilla turchina destinata, a partire dagli anni ’50 del ‘900, ad un vicino cementificio; già il bel toponimo Lustrelle, dal latino lustrum (pantano, piccola palude, che riflette a specchio la luce del sole), indica esattamente le caratteristiche del sito, un tempo costellato da specchi d’acqua poggianti su strati di argille impermeabili, zone umide, luoghi ideali anche per la sosta dell’avifauna transitante dal Salento. Inizialmente l’enorme cava nasce come proprietà della ditta Fedelcementi di Galatina, a servizio del grosso cementificio aperto dal dott. Giovanni Fedele sulla Gala- tina-Corigliano alla metà degli anni ’50. Detto impianto fu poi nel 1986 acquisito dalla Colacem di Gubbio, in una con i siti dismessi della Fedelcementi, tra i quali le due cave presenti nel territorio di Cutrofiano, la cava Signorella sulla Cutrofiano-Casarano, i cui fossili marini fanno da molti decenni bella mostra presso il Museo di Scienze Naturali di Calimera, e sono stati tra l’altro ristudiati nel 2018 da Gabriele Macrì, valido ricercatore salentino, e, appunto, la cava Lustrelle, nel quadrante tra la Sogliano-Collepasso e la vicinale Pagliere-Pozzo Dolce (l’antico collegamento tra Cutrofiano e Aradeo), che presenta diverse affinità con la stessa cava Signorella. E non c’è dubbio che anche sul sito Signorella e sui suoi reperti fossili la comunità di Cutrofiano dovrebbe aprire una seria riflessione per un eventuale riuso della cava e valorizzazione delle sue ben note emergenze paleontologiche e paesaggistico-ambientali. Né va dimenticato, sempre in territorio di Cutrofiano, un altro importantissimo geosito in località Cristallino-Signorella, sulla Cutrofiano-Casarano, ove, all’interno di strati detritico-sabbiosi poggianti sui tipici spessori calca- renitici (il tufo di Cutrofiano), furono rinvenuti gli scheletri di tre cetacei (un odontoceto e due misticeti), che fecero parlare ai proff. Mazzotta e Varola dell’Università di Lecce, nel primo studio sui reperti pubblicato nel 2007, di un ritrovamento di eccezionale importanza per lo studio dei depositi pleistocenici del Salento.
Da una quindicina di anni il Parco Lustrelle è entrato nel patrimonio del Comune, grazie ad una clausola contenuta nella convenzione con Colacem sottoscritta dall’Amministrazione di Cutrofiano nel 2003, che prevedeva, tra altri obblighi, la cessione gratuita da parte dell’azienda dei siti delle cave per il cementificio che risultassero dismessi e non più utilizzati, ove il Comune ne avesse richiesto la disponibilità per propri progetti od esigenze. La cava, esaurita ed abbandonata alla fine degli anni ’70, era divenuta di fatto una discarica abusiva fino a quando, passata nella gestione della Colacem, non fu oggetto, grazie anche all’iniziativa della Pro Loco di Cutrofiano, all’epoca presieduta da Giuseppe Botrugno, di un corposo intervento di bonifica, rinaturalizzazione dei cigli e piantumazione di essenze arboree e arbustive autoctone (in numero di ca. 8.000), con la bella intuizione, stante il fatto che la cava era già nota negli ambienti scientifici per l’abbondanza, la qualità e la posizione dei fossili, di creare un Parco destinato ad un turismo didattico e scientifico, che rappresentò il primo esempio in Italia e uno dei primi in Europa di recupero di una ex cava per tali fini.
Nel febbraio del 1999 la Colacem concesse la cava in comodato alla Pro Loco, che affidò al prof. Giuseppe Piccioli Resta la tutela delle sezioni fossilifere del sito e l’allestimento scientifico di un Museo Malacologico delle Argille, che, in una col Parco, fu aperto ufficialmente il 9 agosto dello stesso anno, con un immediato interesse e riscontro di escursioni e visite e l’implementazione di pubblicazioni e tesi di laurea sulle sue valenze. Il sito, che si estende per circa 12 ettari e presenta una profondità massima di 18-20 mt., nei suoi vari strati geologici disposti in sezione e perfettamente esaminabili, offre la vista di una straordinaria gamma di fossili marini inquadrabili nel Pleistocene Inferiore, quando, nelle lunghe fasi interglaciali, la gran parte del Salento era ricoperto dalle acque marine. Infatti, sotto un mantello di terreno vegetale comunque assai fertile, si trova uno strato di sabbie grossolane da sedimenti marini non molto antichi, sotto il quale si apre un consistente deposito di argille giallastre compatte, con pochi fossili; ancora più giù si vede un alto sedimento di argille azzurro-turchine, della potenza di ca. 10 metri, all’interno delle quali i resti fossili sono molto più numerosi e ben conservati. Ancora più sotto strati di calcareniti (il tufo di Cutrofiano) con parecchi fossili e poi potenti banchi di calcarenite compatta (pietra leccese), con fossili molto meno numerosi. Di particolare interesse, secondo gli studiosi, il basamento calcareo di fondo, formatosi tra 65 e 200 milioni di anni fa, caratterizzato da una presenza di fossili ad altissima densità e perfettamente conservati.
I fossili della cava sono costituiti da gasteropodi, bivalvi marini e diversi ordini di scafopodi, che sono elementi fondamentali anche per lo studio delle situazioni climatiche della paleo-storia del Salento. Nel 2003, dopo alcuni anni di ricerche sulle faune fossili del parco, furono rinvenute dal prof. Giuseppe Piccioli Resta, all’epoca responsabile scientifico del sito, due piastre di un mollusco poliplacoforo (dalla conchiglia divisa in più placche, nel caso di specie otto); fatto questo che, a seguito del rinvenimento nel 2007 di altre piastre identiche sui fondali di una coeva formazione geologica di Gallipoli, poi oggetto di una importante pubblicazione interna- zionale nell’anno successivo, ha sancito la nascita ufficiale di una nuova specie fos- sile, il “leptochiton Serenae”, così chiamato in onore di Serena Lezzi, moglie del protagonista di tale scoperta. Detta descrizione scientifica è in: Dell’Angelo B, Piccioli Resta G, Bonfitto A., 2007, “Notes on Fossil Chitons…….” – Bollettino Italiano di Malacologia, vol. 43, (9-12): 139-142, 2007. Interessanti spunti sui fossili del sito sono contenuti anche in: Brunetti M. Mauro, “Il giacimento di Cava Lustrelle e la sua fauna malacologica”, disponibile in rete sul sito Academia.
Il Parco, che si giova di due percorsi spazio-tempo, uno che va a ritroso da oggi al Pleistocene, e l’altro che parte dai primi organismi viventi per arrivare sino a noi, ospita, come detto, anche il Museo Malacologico delle Argille, che es- pone reperti rivenienti dagli strati geologici della cava, allestito in un’antica costruzione rurale presente in situ e oggetto anche di un progetto di adattamento e ristrutturazione realizzato dal Comu- ne, che consente una più consona esposizione dei fossili e dei contesti così come catalogati ed illustrati e la disponibilità di una sala convegni per le conferenze, la lettura e lo studio. Detto progetto di riqualificazione-valorizzazione, cofinanziato dal Programma Leader Plus nell’ambito del Piano di Sviluppo Locale “Parco Rurale della Terra dei due Mari” del GAL del Capo di Leuca, di cui allora Cutrofiano faceva parte, una volta realizzato, consentì la re-inaugurazione del Parco ormai di proprietà comunale, che avvenne il 7-4-2009, alla presenza di diverse autorità, tra cui l’avv. Giovanni Pellegrino, allora Presidente della Provincia.
Da allora, nonostante le attese e le speranze e l’oggettivo valore del sito riconosciuto da tutti gli studiosi a livello internazionale, la vita e la fruizione della struttura è stata stentata, solo occasionale, non sostenuta da adeguata informazione e programmazione delle visite; un corposo progetto presentato dall’Amministrazione Tarantini ca. 14 anni fa non ottenne il finanziamento sperato, né la stessa amministrazione dimostrò interesse per una proposta convintamente presentata dai proff. Botrugno e Piccioli-Resta di riqualificazione del Parco, che prevedeva, tra gli altri punti, la realizzazione a spese dei proponenti, in abbinamento con le emergenze fossili, di diorami e modelli scientificamente ricostruiti e in proporzioni reali di fauna terrestre e marina coeva ai reperti e ai relativi strati geologici, al fine di presentare a turisti e scolaresche una più completa immagine dei paesaggi, dei contesti e della fauna delle diverse ere di riferimento. Modello questo di valorizzazione e “spettacolarizzazione” di siti di interesse geologico e paleontologico, che da diversi anni si andava già affermando in diversi paesi del mondo. Da segnalare, nel corso della seconda amministrazione Rolli (anni 2016-’20), la creazione curata dall’allora assessora C. Martella di uno Sportello Ambiente, affidato alla dr. Paola Ernandes che, seppur a sprazzi, avviò una qualche iniziativa sulla biodiversità e sulla geologia del sito, con la cura anche della divulgazione scientifica, a livello “alto” e anche in inglese, in collaborazione con l’Università del Salento, il Centro Faunistico di Calimera, il CNR, presso importanti siti e riviste specializzate, avendo avuto Lustrelle il riconoscimento ufficiale di geo-sito a livello regionale.
Solo da qualche anno, però, si sta cercando di strutturare la fruizione del Parco, puntando ad attività collaterali di tipo didattico, ludico e ricreativo; in tal senso appare meritoria l’opera dell’Associazione InRete, presieduta dalla stessa Ernandes e formata da giovani professionisti esperti nei settori biologici e ambientali, che, costituitasi nell’aprile del 2021, ha avuto in gestione dal Comune – oggi assessore al ramo S. Bandello – attività didattiche, di ricerca e formazione nell’ambito di un Centro di Esperienza presso il Parco, collegato alla Rete Pugliese dei Centri per l’Educazione Ambientale alla Sostenibilità (Rete INFEA Regionale, acronimo per Informazione-Ricerca-Ecologia-Territorio-Educazione Ambientale).
Il 22 aprile di quest’anno (Giornata della Terra) è stato presentato il progetto Khytra, elaborato dalla stessa InRete, vincitore del bando “Luoghi Comuni” della Regione Puglia, che ha finanziato proposte progettuali di Organizzazioni Giovanili Pugliesi del terzo Settore, in connessione con Enti Pubblici del territorio. E pertanto, utilizzando il particolare contenitore del Parco sono state programmate diverse iniziative aperte a scolaresche, Associazioni, Enti e singoli cittadini, puntando soprattutto alla formazione e alla sensibilizzazione dei più giovani alle tematiche ambientali, del risparmio energetico, della corretta alimentazione, della lettura e cura del paesaggio, preannunciandosi anche l’organizzazione di un campo estivo per i ragazzi, di cui, con la chiusura delle scuole, si avverte la necessità. Con “Luoghi Comuni” si punta ad una valorizzazione concreta delle peculiarità geologiche del luogo, alla sistemazione dei locali e al ripristino dei sentieri e dei percorsi tematici, sperando che le Comunità scolastiche, le Pro Loco, le Associazioni ambientaliste e culturali, gli stessi Comuni della provincia siano consapevoli delle opportunità offerte da questo sito straordinario, che può essere fruito in una con altre emergenze culturali del territorio, sempre legate alle attività estrattive e all’argilla come risorsa.
E infatti, l’importanza del Parco e delle sue emergenze paleontologiche meriterebbe senz’altro, con ul- teriori e opportuni progetti, una più attrattiva presentazione degli apparati scientifici anche verso il “basso”, rivolta cioè a scolaresche, gruppi di interesse, turisti anche occa- sionali, contestualizzando flora e fauna delle antiche ere geologiche, con il suo inserimento in più importanti circuiti di turismo scientifico, didattico e naturalistico-ambientale almeno di livello regionale e nazionale. Anche perché, è bene rammentarlo, il valore assoluto, unico, infungibile del Parco, è rappresentato proprio dai fossili marini, sia quelli esposti nel museo che quelli visibili “in vivo”, che, a prima vista poco appariscenti, rappresentano tuttavia una ricchezza scientifica di inestimabile valore, che va assolutamente preservata.