È purtroppo una piaga che si rafforza sempre più nel tempo
Dal colonialismo
al “Land Grabbing”
Sono tanti i paesi del terzo mondo che subiscono lo sfruttamento da parte dei più ‘forti’
della classe, esattamente degli stati che si proclamano depositari di democrazia e libertà
di Rino Duma
Premessa
Cercheremo di affrontare e analizzare la scottante tematica con molta imparzialità e con distacco emotivo, anche se, solo a pensare, sono in tanti i neuroni che ti invitano a sciogliere la lingua in una dura reprimenda.
Breve storia dello sfruttamento umano
Il fenomeno del colonialismo è presente da sempre nella storia dell’umanità. Gli stessi Romani, conquistando nuove terre, assoggettavano le popolazioni indigene e ne succhiavano enormi fortune, pur garantendo loro una superficiale democrazia. Allo stesso modo si comportavano i Tartari, i Persiani, i Cartaginesi, i Turchi e i tanti popoli barbari.
Il problema, però, è andato sempre più acuendosi in tutta la sua nefandezza all’indomani della scoperta del nuovo mondo. Ad accaparrarsi buona parte delle nuove terre furono principalmente spagnoli, portoghesi, inglesi, francesi e olandesi, tutti smaniosi di impossessarsi di ingenti quantità d’oro e argento, di importare spezie e nuovi prodotti agricoli (patate, granturco, pomodori, melanzane, peperoni, cacao, caffè, caucciù, tè, ecc., colture assenti in Europa).
Gli stessi statunitensi, che da sempre sbandierano ai quattro venti la libertà, la giustizia sociale e la democrazia, sono da ritenersi tra gli oppressori più crudeli dell’umanità. Non si è sicuri di quanti pellerossa siano morti a seguito delle ‘guerre di conquista’ condotte dai coloni inglesi, francesi e soprattutto americani, nell’arco di quattro secoli, ma si ritiene da specifiche ricerche, che furono massacrati tra i 70 e i 100 milioni di indigeni. La parte rimanente fu costretta a vivere in apposite riserve e a campicchiare senza grossi stimoli. In tali ambienti ristretti gli indigeni subirono modifiche continue nei loro modi di vita, pur mantenendo intatta la loro memoria storica. Si ritiene che a tutt’oggi siano presenti oltre 3 milioni di nativi americani, sparsi qua e là negli Usa.
Ma gli obbrobri non finiscono mica qui. Dalla fine del Seicento all’inizi dell’Ottocento fu incrementato tra l’Africa occidentale e gli Usa il commercio di schiavi. Milioni di persone furono estirpate dalla loro terra e condotte in America a lavorare nei campi di cotone, tabacco, grano e mais. Solo nel 1808 fu fermato tale commercio disumano. Ma intanto gli africani residenti continuavano ad essere considerati una sottospecie umana. Solo grazie all’intervento di Abramo Lincoln fu posta fine allo status di ‘schiavitù’. Nonostante tutto ancor oggi si notano negli Usa diversi casi di sfruttamento e sottomissione degli uomini di colore.
Gli spagnoli e portoghesi rivolsero i loro interessi all’America centro-meridionale, mentre francesi e inglesi spostarono le loro mire espansionistiche verso l’Asia, l’Australia e le numerose isole della Polinesia. Ancora oggi una considerevole parte degli Stati del mondo subisce sfruttamento, sottomissione e una forma subdola di colonialismo.
La terra è un bene dell’umanità
Nel 1945 in una Dichiarazione congiunta tra 28 leader cattolici, protestanti ed ebrei degli USA si affermava: “La terra è una specie particolare di bene. Il proprietario di un terreno non ha un diritto assoluto di uso e di abuso, poiché il suo titolo di proprietà è carico di responsabilità sociali; il suo diritto è infatti un diritto di gestione per la sua persona, per la famiglia e la società, ma anche un patrimonio d’amore per i figli e le generazioni future”.
Il 15 novembre dell’anno successivo, Pio XII in un discorso agli agricoltori precisava: “Più di altri, voi vivete a contatto permanente con la natura, contatto materiale… contatto anche altamente sociale, perché le vostre famiglie non sono soltanto una comunità di consumo di beni, ma anche e soprattutto una comunità di produzione. È in questo radicamento profondo, generale, completo e così conforme alla natura, della vostra vita con la famiglia, che consiste la forza economica, e anche in tempi critici, la capacità di resistere”. In parole povere Pio XII intendeva denunciare che l’uomo si lascia sottoporre e incravattare sempre più dal Capitale, pericolo costante per chi non lavora la terra.
Qualcuno ebbe ad aggiungere che “la terra non tradisce mai”, precisando inoltre che “inizialmente fa attendere e soffrire, ma alla fine, coltivata e custodita su più anni, essa dà un risultato globale positivo, cosa che non si riscontra sempre in altre attività economiche”. Invece che favorire l’abbandono della terra, i Governi, in una visione politica ad ampio orizzonte, dovrebbero provvedere alle riforme agrarie opportune.
L’accessibilità della terra è indispensabile per evitare la concentrazione della gente nelle città, con un’urbanizzazione spesso selvaggia e fonte di disumanizzazione.
Si comprende quindi la necessità di curare con criterio e passione l’agricoltura, se si desidera che l’intero globo terrestre abbia una sicurezza alimentare e non sia costretto durante una lunga pandemia a patire la fame. Occorre educare ad una ‘nuova vita’, cominciando con lo scuotere la coscienza collettiva perché si faccia una pressione maggiore sui responsabili politici. Altrimenti sarebbe inutile lamentare vaste migrazioni, con tutte le sofferenze che provocano, e il fenomeno di megalopoli con conseguenti vaste fasce di miseria e di disagio.
Il “land grabbing” ovvero “la terra derubata”
Oggi, forse per conferire un volto un po’ umano e meno aggressivo allo sfruttamento di consistenti risorse presenti in stati africani, asiatici e dell’America centro-meridionale si usa agire in maniera più soft da parte di certi stati democratici, ma, al tempo stesso aggressori (Usa, Cina, Gran Bretagna, Russia, Francia, ecc.).
La politica messa in atto è sempre la stessa. Ingraziarsi i governanti, offrendo loro fortune, per poter intervenire in alcune zone dei loro territori e depredarle sistematicamente, in barba a tutte le leggi della giustizia sociale e della democrazia. Attualmente i continenti più saccheggiati sono quelli dell’Africa e dell’America latina.
I danni apportati alla natura sono sotto gli occhi di tutti, ma nessuno, eccetto alcune associazioni ambientaliste, levano i loro scudi contro questa forma subdola, selvaggia e indiscriminata di sfruttamento abnorme delle risorse naturali.
In Africa, l’attività mineraria e il consumo globale di risorse naturali sono in continuo aumento e sfruttamento. I paesi sviluppati estraggono e trasformano in loco le risorse naturali di alcuni stati africani a beneficio delle loro società sempre più tecnologiche; i paesi in via di sviluppo, al contrario, vedono i loro paesaggi naturali saccheggiati e, soprattutto, resi inquinati dai vari processi di lavorazione (raffinerie, distillerie, industrie chimiche, metallurgiche, ecc.). Di quella enorme ricchezza solo una modestissima parte rimane a disposizione del territorio. Come dire: “Estraggo, raffino, carico e porto via… e, in cambio, ti lascio gli scarti, ti do un contentino e ti ringrazio, ma tu devi essermi fedele”.
Per arrivare a tanto è necessario mettere a capo di questi Stati persone (meglio dire dei fantocci) che garantiscano un continuo sfruttamento delle risorse minerarie e forestali dello stato di appartenenza.
La Nigeria possiede grandi giacimenti petroliferi, gas naturali e minerali di ferro, zinco, stagno, carbone e anche uranio. Sarebbe una delle nazioni più ricche del continente africano, ma questa ricchezza viene per buona parte assorbita dalle nazioni che la sfruttano.
Anche la Libia è tra le nazioni più ricche, ma la spartizione degli immensi giacimenti petroliferi tra le varie etnie locali la stanno tormentando da una decina d’anni a questa parte. Sotto sotto, però, vi è lo zampino di alcuni importanti stati europei e mondiali. Non ci vuole un’intelligenza formidabile per capire che Gheddafi fu ammazzato per impossessarsi delle notevoli fortune minerarie.
Non trascurabili sono le risorse dell’Etiopia, Gabon, Algeria ed Egitto, sempre sotto la regia dei paesi… più democratici del mondo. Anche in Egitto è stato abbattuto qualche anno fa un governo eletto democraticamente dal popolo per sostituirlo, grazie ai forti e consistenti interessi americani, con un governo di opposta tendenza politica.
In America meridionale vi è una grande ricchezza di risorse naturali e minerarie. Da una ventina di anni a questa parte è andata sempre più avanzando il “land grabbing”1 (terra derubata) da parte delle maggiori potenze mondiali. Si tratta di un molto discusso fenomeno economico e geo-politico di acquisizione di terreni agricoli su vasta scala.
La nazione che più di tutte ha accettato questa forma indecorosa di sfruttamento forestale è il Brasile, il quale ha concesso lo sfruttamento a macchia di leopardo del grande polmone terrestre della foresta amazzonica. Intere aree di diversi Km2 sono state abbattute con grave danno per le popolazioni indigene, per la distruzione di miliardi di animali e il conseguente aumento di anidride carbonica, esattamente di quella parte che non viene più assorbita dagli alberi abbattuti. Se si va a osservare da un’altezza di 50 Km la foresta amazzonica si vedrà una terra prevalentemente verde, ma con grandi buche di diverso colore chiaro a seconda dell’utilizzo del terreno.
In Venezuela, inoltre, c’è da alcuni decenni l’assedio sconsiderato da parte delle maggiori potenze (soprattutto Usa) con l’intento di rovesciare l’attuale governo (democraticamente eletto dal popolo) e sostituirlo con dei fantocci, in modo da assicurarsi lo sfruttamento dei pozzi petroliferi.
Quasi tutte le nazioni del terzo mondo, in cui vi sono ingenti ricchezze, hanno abdicato la propria sovranità in favore delle lobbies economico-finanziarie mondiali, in cambio della gestione del potere e di un’assicurata protezione.
Altre zone mondiali subiscono lo stesso effetto del “land grabbing”, come in Asia continentale e insulare.
Conclusione
Procedendo di questo passo l’umanità edificherà, mattone dopo mattone, la sua casa tombale, lasciando alle future generazioni la soluzione (impossibile) dei numerosi problemi che l’uomo d’oggi (cieco, irresponsabile e opportunista) sta alimentando per ingrossare sempre più il suo avido portafoglio.
Si tratta di ‘omuncoli profittatori’ che, in barba a tutte le regole di questo mondo, a ogni legge universale e, soprattutto, al “buon senso”, costruiscono grandi imperi finanziari senza accorgersi, però, che con le fortune acquisite oggi non riusciranno mai più a riequilibrare quel necessario equilibrio naturale, che la loro cieca ingordigia ha distrutto per sempre.
Note –
1 – Il “Land grabbing”, cioè “la terra acquisita” (meglio definirla derubata) al mese di maggio 2016 da parte della ‘Land Matrix’ copriva un’area di ben 70.000.000 di ettari di terreno (corrispondo esattamente a 700.000 Km2), vale a dire una superficie di quasi due volte e mezza l’Italia. Ma questo è niente rispetto a quanto oggi, dopo appena cinque anni, gli ‘affari acquisiti’ sono quasi raddoppiati, con un indice tendenzialmente in considerevole aumento. A voler rappresentare graficamente l’impennata, si otterrebbe una linea che ben presto schizzerebbe fuori dal diagramma cartesiano. Ed è quanto dire.