Tramandata nei secoli attraverso racconti fantastici, la leggenda dei Lauri si era radicata facilmente nella coscienza della gente, finendo con l’entrare nella storia d’ogni giorno
di Rino Duna
Gli antichi romani li chiamavano con il nome di Lares (Lari) ed erano distinti in Lares domestici e Lares publici (meglio identificati con i Mani ed i Penati). Sia gli uni che gli altri, a differenza dei nostri Lauri, erano energie positive e buone, spiriti munifici, chiamati perlopiù a difendere la casa o la città da eventi disastrosi, come guerre e pestilenze, oppure per allontanare le anime inquiete e malvagie (Larvae[1]) di persone morte in circostanze misteriose o che non avevano avuto degna sepoltura. Per acquietarle, il 9, l’11 e il 13 di maggio, erano state istituite le feste Remularia (poi diventate Lemularia), dal nome di Remo, capostipite romano delle anime agitate e implacabili dei defunti.
La connessione dei nostri Lauri con i Lari è dovuta più che altro alla somiglianza dei nomi. Infatti, se per sincope, si elimina dalla parola italiana la lettera “u” si ottiene quella in uso nel mondo degli antichi romani.
Ma vi è qualche altro aspetto, non meno importante, che unisce i due termini. Si tratta dell’alloro (o lauro), pianta sempreverde sacra al dio Apollo, molto venerato dal popolo latino e, probabilmente, legato alle feste Lemularia. I nostri Lauri, o anche Auri, sono spiritelli, a volte dispettosi a volte benevoli, che amano vivere in campagna e trovano rifugio tra le fronde dell’alloro, prendendo da quest’alberello il nome.
Con il trascorrere dei secoli, però, l’identità dei Lari andò via via scontornandosi, acquisendo caratteristiche ben diverse da quelle originarie di “numi tutelari”. Quasi certamente, con l’avvento del Cristianesimo, la loro sacra figura fu messa al bando, venendo definitivamente soppiantata da immagini sacre di madonne, di santi ed angeli. Furono, invece, mantenute in vita le “energie negative” dell’antica tradizione latina, le larvae. Anche queste, nel tempo e presso le varie genti, subirono continue manipolazioni ed alterazioni sia nella funzione che nell’aspetto. Fu così che le Larvae si trasformarono da spiriti inquieti (Phantasmata[2]) in entità corporee, sino ad assumere una conformazione umana, molto vicina a quella di un piccolo nano.
L’immaginazione popolare, anno dopo anno, aveva fatto nascere gli gnomi, gli elfi, gli orchi, i folletti, gli spiriti maligni, i lauri. Ed è proprio di questi ultimi che ci interessiamo in questo articolo.
Il Lauro è un piccolo essere diffuso soprattutto nell’Italia meridionale (non mancano, comunque, casi nel Settentrione). Ha una statura di non oltre trenta centimetri, porta i capelli crespi, le unghie adunche, la barba lunga ed incolta, le sopracciglia folte, le orecchie oblunghe e pelose, gli zigomi protuberanti e lo sguardo burlesco ed orrido.
I Lauri sono chiamati, a seconda delle varie località, con diversi epiteti. A Galatina prendono il nomignolo, alquanto misterioso, di Sciacuddhri (impossibile determinarne l’etimo), ad Aradeo di Sciacuddhruzzi, a Lecce e dintorni di Laurieddhri, a Nardò Municeddhri, a Taviano e Melissano Scazzamurreddhri, a Copertino Carcaluri, in altri paesi Carcaturi, in altri ancora Carcagnizzi o Scarcagnuli e ecc.
A Bari è chiamato Scazzamerigghie oppure con il nomignolo molto curioso di Patrune de case, a Napoli ‘O Munaciellu, a Matera Monaricchio, a Potenza Farfariedde, a Catanzaro Fanfulicchiu, a Palermo Mazzamareddu.
In alcuni casi queste simpatiche creature (dell’immaginazione popolare) erano benigne, nel qual caso si rendevano utili in casa (sbrigando di notte alcune faccende domestiche), nella stalla (mungendo le mucche e le pecore o strigliando i cavalli), in campagna (aiutando i contadini a mondare le viti, ad ammucchiare le olive sotto gli alberi, a riempire d’acqua il pilacci, ecc.) e, addirittura, a distribuire monete d’oro a chi ne avesse avuto bisogno.
C’erano anche Lauri maligni che ne combinavano di cotte e di crude. Tra i tanti dispetti e bricconate (sempre nottetempo), questi mostriciattoli rompevano i coperchi delle pentole di terracotta (da cui l’epiteto di scazzamurreddhri), rovesciavano per terra l’olio o il vino di una bottiglia o di una damigiana, sporcavano con fango o con escrementi i panni appena lavati, segavano i piedi di sedie o tavoli, nascondevano stoviglie, arnesi e quant’altro, intrecciavano con nodi inestricabili le criniere o le code dei cavalli; inoltre, turbavano il sonno delle giovani donne, oppure dormivano sul petto delle persone, soffocandole; infine rubavano soldi dal borsellino di un uomo ricco per donarli ad uno povero.
Va detto, comunque, che i Lauri, pur avendo dei poteri soprannaturali, non erano fantasmi ma esseri dotati di una determinata “fisicità”, anche se alquanto difforme da quella umana.
Qui di seguito si riportano le caratteristiche principali dei Lauri, secondo quanto affermato da numerosi studiosi.
1) nel muoversi lasciano dietro di sé una scia luminosa, quasi dorata, che si dissolve subito;
2) hanno gli occhi di color rosso fuoco;
3) se s’incrociano con lo sguardo, si può rimanere intontiti o addirittura svenire;
4) per non farsi avvistare, si muovono ad una velocità incredibile;
5) hanno un berretto rosso sulla cui cima pendono dei campanellini;
6) sono vestiti con abiti unti e bisunti di color marrone per meglio confondersi con l’ambiente circostante;
7) sono sempre scalzi e si arrampicano con estrema facilità sugli alberi, sui pali, sui muri;
8) nella mano destra hanno un sacchetto pieno di monete d’oro, mentre nella sinistra un cerchio (forse di legno), il cui raggio s’aggira intorno ai 15-20 centimetri;
9) agiscono sempre di notte, alle primissime luci dell’alba o a tramonto inoltrato. Infatti questi esseri, di giorno, perdono i loro poteri e sono facilmente attaccabili.
10) vivono generalmente in campagna, nei boschi, ma non disdegnano di abitare nelle case di città. Un Lauro domestico difficilmente può essere sbattuto fuori di casa. Segue il proprietario ovunque vada, diventando la sua seconda ombra. Soltanto mettendo sulla porta di casa delle corna di montone, ci si può sbarazzare.
La persona che s’imbattesse in un Lauro e che avesse la fortuna di rubargli il berretto, potrebbe chiedergli in cambio un mucchio di soldi: il Lauro non esiterebbe un solo istante a riprendersi il prezioso copricapo, per il quale sarebbe disposto a fare o dare qualsiasi cosa.
Queste preziose e precise notizie sui Lauri sono state recuperate da una letteratura specifica molto vasta e ricca di varie testimonianze, di cui riportiamo un caso eclatante.
Negli anni ’40 del secolo scorso, nottetempo, un cacciatore s’era appostato dietro ad alcuni alberi ed aspettava il passaggio di folaghe. Ad un tratto vide muoversi tra la vegetazione qualcosa di strano. L’uomo pensò che si trattasse di una lepre o di una volpe, perciò prestò molta attenzione. Ben presto si accorse di essersi imbattuto in un essere brutto e minaccioso, vestito di stracci e con un berretto rosso in testa. La strana creatura, dopo aver fatto le boccacce e digrignato i denti, si dileguò a gran velocità verso un muro alto quasi tre metri, superandolo ed eclissandosi nella boscaglia. Il cacciatore, per nulla spaventato, si diresse in quella direzione, seguendo le impronte ben evidenti lasciate sul terreno fangoso. Tra tanto stupore l’uomo notò che le tracce continuavano ad inerpicarsi sul muro, come se qualcuno vi avesse camminato. Le impronte appartenevano sicuramente a quella strana “creatura”, che, sfidando le leggi di gravità, non s’era arrampicata sulla parete, bensì l’aveva valicata, procedendo in maniera perpendicolare alla stessa.
Ci sono tantissime altre testimonianze di gente che si è imbattuta nei Lauri, ma ometto di inserirle per evidenti ragioni di spazio.
In conclusione, chi scrive è fortemente convinto che tutto ciò sia frutto di superstizioni e credenze popolari, il più delle volte create ad arte dall’uomo per camuffare atti fraudolenti, per beffarsi di persone ingenue, per dare risposte plausibili a certi inspiegabili fenomeni naturali oppure per convincere bambini a non fare determinate cose.
Sta di fatto che, da quando è migliorata la preparazione culturale della gente, non si riscontrano più casi di avvistamento di Lauri. Nonostante tutto, ci sono ancor oggi non poche persone che credono ciecamente in questi strani e simpatici esseri: evidentemente vivono ancora nel mondo delle favole, dal quale provano rincrescimento a staccarsi.
[1] …Larvae – Cfr. Ovidio, Fasti 5421 ss.
[2] …Phantasmata – Cfr, Plinio, Epistulae, VII, 27