CULO, IL MULO SEMPRE VINCENTE

Una divertente storiella salentina

‘Culo’, il mulo vincente

di Filippo Bianchi

Un prete di un paesello salentino fece partecipare a una corsa cittadina di asini un mulo che gli era stato regalato, il cui nome era ‘Culo’. L’animale era rinsecchito sino all’osso, tanto da destare ilarità tra gli spettatori, che lo schernivano di continuo e lo punzecchiavano con mordaci battute.

Ma dove vuole andare quello scheletro vivente, cadrà per terra dopo appena cinquanta metri di corsa!!!”.

Più in là qualcun altro aumentava la dose: “Cosa gli dà da mangiare il parroco?… Sembra un fantasma più che un mulo!”.

C’erano, però, alcuni ragazzi della parrocchia che in continuazione tifavano per il loro beneamato “Culo” e si lasciavano andare a continui incitamenti, del tipo: “Dài, Culo, vinci per noi!”, oppure “Forza Culo, la gloria ti attende al traguardo!”.

E qualcuno del pubblico pronto a rispondere con eccessiva ilarità agli incoraggiamenti dei ragazzi: “Ma, se non ha neanche culo, dove volete che arrivi il vostro mulo?!”.

Il parroco, invece, rideva sotto i baffi, sicuro che il suo “Culo” avrebbe sbaragliato tutti gli altri muli e asini concorrenti. Infatti Culo non tradì le aspettative del sacerdote, tagliando senza troppi affanni per primo il traguardo e distanziando di quasi venti metri il secondo.

Culo ora si pavoneggiava e nitriva a lungo, come a voler dire ai presenti: “Contro Culo la (vostra) ragion non vale!”. E nitriva in continuazione e si vantava.

Il parroco era così contento che fece disputare altre corse al suo mulo, vincendole tutte e sbaragliando gli altri muli e asini.

Ormai Culo era entrato nella storia di tutta la vallata, tanto da essere citato sui vari quotidiani provinciali.

Il giornale locale pubblicò addirittura una nota in terza pagina, che riportava: “Il Culo del parroco vince su tutti”.

Tante altre corse si ebbero in seguito, ma era sempre Culo a essere protagonista.

 Il giornale locale pubblicò, sempre in terza pagina: “Il Culo del parroco vince ancora ed è imbattibile. Che bel mulo, questo Culo!”.                                                               

Il Vescovo, leggendo per puro caso il trafiletto, s’infastidì e ordinò che il mulo rimanesse sempre chiuso nel recinto della chiesa e che non partecipasse più ad alcuna gara.

Alla notizia tutto il paese rimase male, molto male; ma di fronte all’ordinanza vescovile nessuno osò pronunciare una sola parola per non ricevere una probabile reprimenda da parte dell’alto prelato.

Il giorno seguente il giornale locale pubblicò in seconda pagina: “Il Culo del parroco non è più disponibile per ordine del Vescovo”.

Arrabbiato e su tutte le furie, il Vescovo ordinò al parroco di sbarazzarsi del mulo.

Questi, nell’apprendere la notizia, rimase molto male, ma, per non incorrere in possibili punizioni da parte del suo superiore, decise di regalarlo a una suora di un convento vicino.

Il capo-redattore del giornale, essendo venuto a conoscenza della donazione, pubblicò la notizia non in terza, né in seconda, ma in prima pagina: “Il parroco ha regalato il suo Culo a una suora del paese!”.

Leggendo questa inserzione molto piccante e a doppio senso, il Vescovo svenne, ma altri prelati della Curia ritennero opportuno consigliare la suora che sarebbe stato necessario, per il bene di tutti e per non incorrere in altri inopportuni comunicati giornalistici, di liberarsi del mulo.

La suora, fortemente intimorita, lo cedette a un contadino per una modesta somma.

Sempre all’indomani, il giornale a tutta pagina titolò a caratteri cubitali: “Suora svende il suo Culo per 10.000 lire”.

Urlante ed esasperato, il Vescovo ordinò alla suora di ricomprare l’animale, di portarlo in una pianura molto distante dal suo paesello e lasciarlo allo stato brado, ma con l’obbligo di dichiarare ai vari giornali della zona che il mulo non era più in suo possesso. Tutto ciò per porre fine alle malelingue dei popolani.

All’indomani mattina la prima pagina del solito giornale locale riportò a caratteri ancora più marcati: “Suora annuncia che finalmente il suo Culo è libero e chiunque può servirsene”.

Purtroppo il Vescovo non resistette a quest’ulteriore offesa, si accasciò per terra stecchito da un infarto del nono grado della scala… emotiva.

Il capo-redattore, per nulla addolorato della scomparsa dell’alto prelato, scrisse all’indomani dei suoi funerali: “Il Vescovo muore all’improvviso dopo aver appreso che il Culo della suora non è più a sua disposizione”.

Povero Vescovo volò in cielo per colpa del “Culo” del parroco e della suora.

Alla fine di ogni favola e racconto c’è sempre una morale. Non poteva sottrarsi questo spassoso aneddoto.

Amici lettori, smettetela di preoccuparvi del Culo degli altri: pensate solo al vostro e godetevi la vita… per non far morire qualcuno di crepaculo… pardon, volevo dire di crepacuore.