Fu proclamato “Atleta perfetto”
Fernando Lapalorcia
Pioniere magliese dello sport
di Cosimo Giannuzzi
Chi era Fernando Lapalorcia? Molti magliesi hanno avuto notizia di questo loro illustre concittadino in seguito all’intitolazione del Palazzetto dello Sport di Maglie. È una figura importante nel panorama sportivo italiano d’inizio secolo XX sia per la sua attività agonistica sia per la sua attività intellettuale.
Nasce a Maglie il 7 luglio 1892 o 1893 ed è registrato all’anagrafe coi nomi di Francesco e Pompeo, ma lui preferirà il nome Fernando. Il luogo che oggi Maglie lo ricorda è coerente con l’attività che l’ha consegnato alla storia. È stato infatti protagonista di diverse specialità sportive che gli fanno raggiungere la celebrità. Consegue in tutto il mondo benemerenze, si aggiudica titoli, batte numerosi record in diverse specialità dell’atletica leggera e pesante.
Il suo esordio nel campo professionistico avviene nel 1911 a 19 anni, con un record mondiale nel sollevamento dei pesi nella specialità “slancio sinistro” con 71,500 Kg. Nello stesso anno diviene campione assoluto di atletica pesante.
La fama la raggiunge alcuni anni dopo in seguito al suo trasferimento a Milano, dove intraprende la carriera di lottatore. La sua iscrizione al Club Atletico Milanese gli consente di formarsi alla lotta sotto la guida di Oronte Terenzi. In questo ruolo partecipa nel 1912 alla 6^ Olimpiade di Stoccolma conseguendo un ambito riconoscimento: la medaglia d’argento nella lotta greco-romana.
Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruola nell’esercito e qui partecipa ai Campionati militari italiani dove conquista il titolo di “Campione fuori classe”, un titolo di grande prestigio attestato dalla corona d’alloro, dai diplomi assegnati, dalle medaglie e dalla fascia d’onore dell’Arma insignita al valore.
Nel sollevamento dei pesi risulta vero protagonista in numerose gare. In particolare a Lecce nel 1917 solleva per 5 volte Kg. 100,5, a Milano 91,5 Kg., ancora a Lecce nel 1918 stabilisce il record mondiale di sollevamento a ponte. Nel 1920 sarà la sua cura del corpo a fargli ottenere il riconoscimento di “Atleta perfetto” per la prestanza fisica che rivela un suo senso estetico. Nel 1923 si afferma a Bari nella categoria della “lotta leggera”, successo che replicherà nel campionato regionale pugliese del 1929.
Un aspetto non marginale della sua personalità fu quello di essere sordomuto (oggi si dice “sordo preverbale”), una condizione di diversità che affrontò con l’attività sportiva. Infatti, nonostante una condizione difficile nella relazione sociale in termini di comunicazione, non solo intraprese un’intensa attività sportiva, ma esercitò l’insegnamento di educazione motoria e pubblicò testi su numerosi aspetti della sua attività. I suoi biografi evidenziano che egli non si sottrasse dall’intraprendere l’attività sportiva nonostante visse un lungo periodo dell’infanzia in condizioni di invalidità degli arti per i postumi di una frattura scomposta che lo resero debole e malaticcio. La sua tenacia nel recupero delle abilità motorie sono accompagnate dalla elaborazione di idee riguardanti la “forza di volontà” quale percorso per rendere il corpo idoneo ad acquisire abilità per competere con gli altri nelle gare e per mettere a dura prova la propria forza fisica. Fu proprio la sua forza di volontà a fargli superare le difficoltà motorie nella primissima adolescenza attraverso l’educazione della mente e del corpo coadiuvata dalla lettura di libri d’avventure.
La sua figura di atleta non va perciò separata da quella dell’intellettuale non solo in quanto docente sin dal 1926 a Bari, dove si trasferisce e fonda la Sezione di “Lotta” della Società Ginnastica “Angiulli” nella quale forma numerosi campioni dello Sport (tra cui Pierino Lombardi, olimpionico a Londra), ma per le sue pubblicazioni di carattere scientifico nelle quali mostra la stretta relazione esistente fra medicina, psicologia e sport.
Pubblica nel 1925 (ca.) a Bari, per lo “Stab. Tipogr. Trizio, La conquista della forza fisica: Forza salute, estetica. Sistema scientifico completo con istruzioni per ambo i sessi e le diverse età”; nel 1933, per i “Laboratori Scienza del popolo” di Torino, Ricettario di forza fisica; nel 1934 ancora a Torino, per la “Scienza del popolo”, un testo di psicologia Io voglio: manuale tecnico-pratico per lo sviluppo della volontà; a Bari nel 1950, per “Scuola Tipografica Orfanotrofio Salesiano”, Come si diventa atleti e campioni di lotta, in cui descrive la tecnica della lotta greco-romana di cui è considerato un caposcuola.
Il testo La conquista della forza fisica, che vedrà numerose riedizioni, mostra la versatilità conoscitiva dell’atleta. Il testo vede la prefazione di un eminente studioso salentino, il prof. Cosimo De Giorgi che sottolinea l’importanza di quest’opera nella divulgazione dei vantaggi della ginnastica quale mezzo profilattico e curativo. Dedica in particolare un capitolo agli “effetti della ginnastica”, nel quale percorre alcune disfunzioni fisiche quali le difficoltà digestive, la cura della stitichezza, la cura dell’obesità e del reumatismo, la cura della timidezza, la nevrastenia, il trattamento della tisi, un capitolo sui vari sistemi conosciuti di cultura fisica (Muller, Sandow, Ling ecc.) e una parte con nozioni di anatomia e l’illustrazione del metodo “Vanna”.
Muore a Bari nel 23 dicembre 1963 a 70 anni. Un anno prima di concludere la sua straordinaria esistenza si cimentò nella flessione, riuscendo a compierne 148 in mezz’ora.
Con una missiva indirizzata al Sindaco Salvatore Fitto, la prof.ssa Gilda Lapalorcia, ad un decennio dalla morte dell’atleta, suggerisce all’Amministrazione Comunale di onorare la figura dell’atleta intitolandogli l’erigendo Palazzetto dello Sport. Nel contempo si dice disponibile a “concordare la cessione del medagliere” del fratello. Era il 1974. A distanza di oltre un trentennio dalla lettera non si conoscono i passi di quella Amministrazione né delle successive per l’acquisizione di una così importante raccolta attestante il percorso atletico, culturale e il valore storico del Lapalorcia.
Si deve ad Aldo Refolo l’identificazione di questo “pioniere magliese dello sport”, al quale dedica una ricerca compiuta presso le Biblioteche dell’Università di Bari e di Lecce, che divulgherà attraverso la pubblicazione di articoli su testate locali. L’iniziativa del gruppo consigliare dei Democratici di Sinistra (Antonio Moscaggiuri, Marcello Adamuccio, Gianna Capobianco) di dare concretezza all’auspicio della prof.ssa Lapalorcia di denominare Il Palazzetto dello Sport di Maglie (a Bari il CUS gli aveva già intitolato una palestra nel 1995), diverrà reale. All’unanimità il Consiglio Comunale accoglie la proposta deliberando in data 8 marzo 2001, l’intestazione del luogo. Una intestazione però “clandestina”, perché è assente una targa, una indicazione, una epigrafe che mostri questa volontà.
Ma si può sempre porre rimedio a tale inconcepibile dimenticanza (ndr).