La guerra digitale

LA GUERRA DIGITALE

Le potenze globali si contendono il controllo di Internet in una nuova fase della “guerra fredda”. Cosa rischiano gli utenti?

di  Antonio  Salmeri

 

Internet è diventato un mezzo di informazione essenziale per la società in cui viviamo: viene usato per mille motivi come il lavoro, lo svago e l’apprendimento, e tutt’oggi miliardi di internauti nel mondo non riescono più a farne a meno e restano collegati diverse ore ogni giorno. In una società digitalizzata come questa è facile capire che influenzare il flusso di informazioni che girano in rete rappresenta un aspetti fondamentale che gli enti governativi devono attuare per non perdere la propria egemonia. Se a questo aggiungiamo l’attuale situazione geopolitica globale che vede l’infuocarsi sempre più evidente del confronto tra le due grandi fazioni che governano il mondo (blocco occidentale e blocco orientale), possiamo anche ipotizzare un ritorno della guerra fredda in una inedita veste moderna: la guerra digitale. Fatta questa premessa, viene da chiedersi cosa rischiano gli utenti che utilizzano internet nella loro quotidianità. Di seguito riportiamo alcuni aspetti primari di questa situazione.

La nascita di internet e come ha cambiato la nostra vita. Era il lontano 1969 quando nel Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America si sviluppò il programma Arpanet (ideato dall’agenzia Darpa), una rete di computer interna pensata per mettere in contatto due università americane al fine di scambiare informazioni. L’idea piacque, e il progetto venne esteso anche al programma militare per mettere in comunicazione i reparti. La continua evoluzione di questo progetto ha permesso poi, nel 1991, di arrivare ad Internet così come lo conosciamo oggi.

Siamo nel 2024, e dopo trentatré anni di crescita tecnologica gli utenti che oggi hanno accesso liberamente alla rete sono più di cinque miliardi. Uno strumento di questa portata non può che avere un’importanza vitale nella nostra società, al tal punto da condizionare il modo di vivere e di comunicare. Anche i mass media, cronisti della società, hanno dovuto adattarsi a questa rivoluzione, sostituendo inevitabilmente le sempre minori vendite delle copie della carta stampata con i più frequenti abbonamenti digitali ai loro siti web. Internet è diventato un punto di riferimento anche per lo svago e per lo shopping, costringendo gli operatori tradizionali di quest’ultimo canale ad adattarsi alle innovazioni per non restare indietro (oggi un’attività commerciale di larghe vedute non può pensare di esistere senza avere un proprio sito e-commerce). Anche il modo di comunicare ha subito un profondo cambiamento: oggi ci si confronta sui social network, e ogni internauta è libero di esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento (in qualche caso purtroppo senza avere le competenze necessarie, ndr). Persino i politicanti hanno dovuto adattarsi a questa nuova forma di comunicazione basata sui social, più immediata e diretta (le elezioni in Italia negli ultimi dieci anni sono state fortemente influenzate dalle campagne elettorali organizzate sul web).

La politica occidentale che controlla la rete. Gli enti governativi si sono organizzati negli ultimi decenni per avere il controllo della rete, e questo ovviamente non succede solo in Italia. Gli Stati Uniti d’America, ad esempio, la repubblica federale dove è nato il web, sono la prima potenza mondiale in ambito digitale. Internet infatti è una creazione occidentale, se vogliamo definirla così, o più correttamente, è una creazione degli americani, che tutt’oggi mantengono la propria egemonia sulla rete. A provarlo sono i numeri: il 97% delle ricerche effettuate su internet a livello globale avviene su Google, Bing o Yahoo, tre motori di ricerca americani; i canali social Facebook, Instagram, X (ex Twitter), Pinterest e Youtube vantano il 96% degli iscritti globali ai social network, e sono a loro volta statunitensi. Questa caratterizzazione made in USA non ha grande rilevanza soltanto sul proprio territorio, ma si estende anche nella maggior parte dei paesi mondiali, Italia compresa.

La rete, per quanto concerne soprattutto lo scambio di dati e di informazioni, è quindi per la maggior parte dei casi di proprietà americana. Le aziende succitate, tra motori di ricerca e social network, consentono all’intelligence americana il libero accesso ai dati, ai comportamenti, alle abitudini e alle ricerche che gli internauti effettuano sulla rete, che possono essere elaborati per finalità top-secret o girati a stati alleati e satelliti per finalità di comune interesse. Si può dedurre che questi dati vengano poi usati in ambito politico e di propaganda (ad esempio se un politicante conosce i malumori più diffusi  tra gli internauti, può attivarsi di conseguenza per proporre un rimedio e quindi ottenere più voti) o in ambito di sicurezza nazionale (è successo più volte che un potenziale terrorista “annunciasse” sui social le proprie intenzioni, permettendo all’intelligence interna di attivarsi per tempo e fermarlo).

Il fronte orientale e la nuova guerra fredda. Mentre gli USA comandano indiscussi la rete e i dati che circolano al suo interno, sull’altro fronte, quello orientale, la Russia e la Cina non stanno a guardare. Queste due potenze economiche, seguite in alcuni casi dall’India, da qualche anno stanno provando a ridurre l’egemonia americana a livello globale con metodi che non sempre possono essere considerati legali. Facciamo subito un esempio concreto: il caso Cambridge Analityca, l’agenzia di consulenza britannica che nel 2018 ha sottratto i dati personali di milioni di utenti di Facebook (senza il loro consenso) per poi rivenderli (si pensa ma non si ha certezza assoluta) ai russi. I russi avrebbero poi utilizzato questi dati per influenzare le elezioni americane del 2020. Sono proprio queste le armi più potenti della nuova fase della guerra fredda: spionaggio digitale, sottrazione di dati sensibili, creazione di fake news e di disinformazione per influenzare negli stati avversari l’opinione pubblica e di conseguenza le elezioni politiche, o peggio ancora per destabilizzare i governi in carica. È una pratica scorretta ma diffusa silenziosamente a livello globale, che vede contrapporsi i due blocchi principali, quello occidentale e quello orientale. Se a questi elementi aggiungiamo anche le recenti esportazioni nel mondo occidentale del social network principale russo (VKontakte, abbreviato VK) e di due colossi cinesi (WeChat e Tik Tok) si può intuire come questi paesi orientali stiano tentando di sottrarre agli americani e al mondo occidentale il controllo di una parte degli internauti.

Guerra digitale: cosa rischiano gli utenti del web. Gli internauti che utilizzano internet ogni giorno sono le vittime principali di questa guerra digitale, e molti di loro non se ne accorgono nemmeno. Prendiamo in esame l’evento più discusso degli ultimi due anni, l’invasione della Ucraina da parte della Russia. In Italia sono circolate diverse notizie false diffuse da profili ingannevoli registrati sui social network. Ciò ha creato una distorsione della realtà, che in alcuni casi ha portato gli utenti meno informati a vedere una realtà dei fatti capovolta rispetto a come questi si sono svolti obiettivamente. Ecco alcuni esempi: gli ucraini vivono sotto una dittatura filo-nazista (falso poiché l’attuale governo ucraino è stato eletto democraticamente nel 2019); i russi sono le vittime di un progetto oscuro perpetrato da ipotetici enti guerrafondai che vogliono eliminarli (falso poiché l’invasione è stata voluta e ordinata dal presidente russo Putin quando gli ucraini hanno manifestato il loro interesse ad avvicinarsi alla NATO e al mondo occidentale; ma anche in seguito alla guerra del Donbass (iniziata nel 2014), e addirittura che in Russia si vive in una democrazia migliore di quelle che abbiamo in Europa (falso perché in Russia, sebbene risulti sulla carta come una repubblica federale semipresidenziale e democratica, vengono tutt’ora limitate alcune libertà fondamentali dei cittadini, soprattutto per quanto riguarda la libertà di espressione e di associazione, di opposizione politica, di credo religioso e in materia di diritti civili, fattori sicuramente garantiti e tutelati in Europa). Tutto ciò è frutto della dezinformacija, la strategia russa di disinformazione.

Non solo la Russia fa questo, poiché sembra che anche i cinesi abbiano l’intenzione di conoscere le abitudini e i pensieri dei cittadini esteri, in special modo occidentali, per influenzare eventi politici odierni e in prospettiva futura. Più volte è stato sostenuto che Tik Tok, il famoso social network made in China, abbia aperto diverse falle in tema di privacy e di trattamento dei dati personali degli utenti. In occidente, infatti, sempre più enti governativi stanno vietando l’utilizzo di questa applicazione sugli smartphone dei dipendenti pubblici e dei funzionari. Il software cinese va di moda soprattutto tra i minorenni e ciò potrebbe rappresentare un pericolo attuale e negli anni a venire, poiché la mancanza di trasparenza da parte dell’azienda sviluppatrice (si chiama Bytedance ed ha sede a Pechino) che gestisce l’applicazione non fornisce sufficienti garanzie su come vengono utilizzati i dati degli utenti europei e americani che finiscono sui server cinesi, in quella che potrebbe diventare una nuova pagina dello scontro geopolitico ed economico tra Stati Uniti e Cina per la leadership globale.

In un contesto di questo tipo, in cui sembra che ci sia in atto una vera e propria guerra digitale, il consiglio è chiaramente quello di fare attenzione. La diffusione delle fake news sui social network per fini politici, di odio e di propaganda, sembrerebbe essere il pericolo più attuale per gli internauti, è bene quindi non fidarsi mai al 100% delle notizie provenienti da fonti non certificate, e per quanto riguarda la tutela dei dati personali sarebbe opportuno mantenere il più possibile la propria riservatezza, soprattutto quando si tratta di applicazioni o siti web poco conosciuti o scarsamente recensiti. Internet è diventata una grande risorsa per la nostra società, pertanto è viva la speranza di non rovinare gli intenti nobili che l’hanno resa accessibile a tutti. Come sempre saremo noi umani a decidere del nostro futuro, e anche se il periodo storico in cui viviamo attraversa una fase di incertezza su più fronti, bisognerà rimanere ottimisti e cercare di costruire un mondo migliore, e sarà opportuno farlo soprattutto per le generazioni che verranno.