IL SOGNO FUTURISTA DI “MINO” DELLE SITE
dal primo Novecento di Vittorio Bodini
all’Europa del terzo millennio
di Massimo Galiotta
Percorrendo i sentieri dell’arte, dunque della cultura, si può cedere a tentazioni territorialiste cadendo nella trappola del localismo, rischio ancor più evidente quando si cerca di collocare il Salento in una posizione niente affatto marginale. Il compito di spiegare quanto il territorio salentino sia stato particolarmente predisposto alla ricezione delle correnti europee, sia per l’Ottocento meridionale che per il Novecento italiano, è già da tempo appannaggio di eminenti accademici: opera ardua se contrapposta alla volontà esterofila di ridurre il Meridione e il Salento ad una visione semplicistica, omogeneizzata, con una forte tendenza provincializzatrice. Ma il caso culturale della «terra tra i due mari»[1] è da annoverare tra quei fenomeni specifici delle aree di confine, crocevia e laboratori di modernità. Una cultura quella salentina oggi più che mai consapevole della sua centralità, del proprio ruolo nel panorama europeo, insomma un Salento in periferia ma non di periferia. Un caso in questo senso indicativo è quello del leccese Mino Delle Site, «aeropittore» futurista, così giustamente definito dalla critica, seppure da un altro punto di vista l’artista Delle Site fu molto di più, cerchiamo di chiarire perché. Ricordando alcune date: risale al 22 settembre del 1929 il Manifesto dell’aeropittura pubblicato sulla «Gazzetta del Popolo»[2] di Torino e, a ritroso, al 20 febbraio del 1909 la pubblicazione sul francese «Le Figarò», ancora oggi «atto ufficiale della fondazione del gruppo»[3].
L’esperienza futurista pugliese così come è già stato osservato e ampiamente documentato è piuttosto corposa e «precoce»[4], su tutti l’apporto di Vittorio Bodini e del suo, seppur di breve durata, «futurblocco leccese»[5] un “gruppetto futurista” fondato «a Lecce nel 1932»[6], composto dallo stesso Bodini, “Mino” Delle Site, Giovanni Serrano, Ettore Dattilo, e dallo scultore “Mimmi” Stasi, fiancheggiati dal «giornalista Ernesto Alvino»[7] e dal toscano Elèmo D’Avila. «Ero a buon punto – scrive Delle Site – quando Serrano, Alvino e Bodini mi sollecitarono di fare una manifestazione a Lecce perché, non bastava aver costruito il gruppo d’avanguardia artistica […] ma, occorreva dimostrare le attività artistiche del gruppo in tutte le sue forme, quindi, s’imponeva una mostra di pittura futurista». Bodini – scrive Delle Site in un suo articolo comparso su Mezzogiorno Turistico del 1971 – intervenne, in merito alla mostra leccese del febbraio 1933, con due articoli, il primo localmente su «La voce del Salento», il secondo sul settimanale romano «Futurismo». Marinetti stesso «volle onorare […] tanto il pittore che il suo presentatore» con un telegramma in cui scriveva «A Vittorio Bodini e a Mino Delle Site, a tutti i futuristi leccesi e alla mostra di plastica futurista Delle Site i miei fervidi rallegramenti e i miei affettuosi auguri di battaglia ad oltranza contro ogni passatismo. F. T. Marinetti»[8]. Ma a differenza di molti l’«itinerario futurista» di Mino Delle Site [Lecce, 1914-Roma, 1996] è stato eccezionale, un percorso artistico durato più di sessant’anni, unico nel suo genere, capace di rigenerare una corrente culturale già di per sé longeva – durò oltre un trentennio – ma ebbe ancor più lunga vita grazie all’artista salentino che la condusse, purificandola dalle scorie fasciste, sino alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, segnando un continuum con il gruppo italiano della «Pop-art». Il sogno futurista di essere una rivoluzione stilistica in grado di toccare ogni ambito di una società in fermento, infatti, finì con la morte del suo fondatore Marinetti [il 2 dicembre 1944], innescando però l’idea rivoluzionaria della forma, del colore e del movimento plastico nelle opere d’arte, ferme, secondo le idee di allora, allo staticismo figurativo-paesaggistico tardottocentesco; idee innescate nella prima parte e deflagrate nella seconda metà del secolo. Sono emblematiche, secondo un concetto logico di arte proiettata in un continuum spazio-temporale, le rappresentazioni Pop-art di Mario Schifano, e di altri componenti della «Scuola di piazza del Popolo», l’artista ripercorre dagli anni ’60 agli anni ’80, omaggiandoli con una riflessione intrisa della memoria primonovecentesca, il colore e la forma concettualizzati dal movimento futurista; Franco Angeli parallelamente affronta, in chiave fobica, il tema del volo aereo. Suggestioni colte da Schifano – come l’uso consapevole delle “parolibere” o del “dinamismo” (Fig.1) – e reinterpretate in chiave pop, grazie a quei motivi così cari alla corrente marinettiana, come la bicicletta di “Dinamismo di un ciclista” [Boccioni, 1912] o la storica immagine, sempre del 1912, che ritrae Russolo, Carrà, Marinetti, lo stesso Boccioni e Severini, in posa davanti alla sede del giornale parigino Le Figarò, tre anni dopo la storica pubblicazione «Fondazione e Manifesto del Futurismo»[9], in cui il titolo dell’opera compare (Fig.1) sotto forma di «parole in libertà – secondo Boccioni – logica parallela delle ricerche pittoriche». Nella seconda metà degli anni sessanta dunque, con una personale tenutasi in collaborazione con la Galleria Marconi di Milano, l’artista nato a Homs celebra la memoria futurista in una mostra intitolata “Futurismo rivisitato”[10], dando corpo ad un ciclo tematico che riproporrà sino ben oltre gli anni Ottanta del secolo scorso, in piena maturità artistica: influenze evidentemente alla base del ritorno d’interesse nei confronti del Futurismo registrato proprio dagli anni Settanta in poi.
In siffatta prospettiva evolutiva dell’arte il salentino Mino Delle Site si distinse dimostrando sin da subito di essere una mente poliedrica; visse infatti la corrente marinettiana completamente, cimentandosi con «la scultura, l’illustrazione, la pubblicità e, sporadicamente, con la ricerca poetica»[11] e, lo vedremo più avanti, anche con la moda, rimanendone trasfigurato come uomo e come interprete. «Aeropittore» per antonomasia rappresentò fino al 1996, anno della sua scomparsa, l’anello di congiunzione evolutiva tra il vecchio e il nuovo, tra il futurismo dei primi del Novecento ed il concettuale di fine millennio. Il «tentativo di superamento dei confini della realtà terrestre»[12], come scrive A. Lucio Giannone a proposito dell’«idealismo cosmico» teorizzato nel 1931 da Prampolini, fu condotto da Delle Site dinamicamente, «in direzione lirico-evocativa, con un raffinato cromatismo dal caldo timbro mediterraneo»[13], evocando, così come l’artista stesso amava ricordare, «i colori di Terra d’Otranto»[14], i colori del suo mare. L’opera del 1976 dal titolo «Forma-senso atterraggio»[15] ritrova, ad esempio, «i ritmi delle onde marine nei viluppi aerei delle nuvole»[16], e l’occhio del pittore si materializza nella visione in movimento, nello sguardo che scruta dall’oblò un panorama dai contrasti cromatici in vorticoso equilibrio plastico. Una visione aerea intuitiva “aerovisione” certamente frutto dell’esperienza avuta in «Florida a Marco Island»[17], circoscritta dall’elemento esperienziale dell’ellisse, valore stilistico a lungo utilizzato da Delle Site, memore sia dei dettami boccioniani della simultaneità e del dinamismo plastico, sia di quelli del Manifesto Tecnico della Letteratura Futurista, in cui si affermava: «non vi sono categorie di immagini, nobili o grossolane o volgari, eccentriche o naturali, l’intuizione non ha preferenze»3. Le «intuizioni» dellesitiane sono state perfettamente sintetizzate nella ricezione internazionale più recente della sua opera, l’appuntamento si è tenuto a Parigi, Venerdì 17 Maggio 2013, presso la nota Maison “Ader-Nordmann”, un’asta dal titolo suggestivo, «Atelier Mino Delle Site – Le dernier futuriste» – letteralmente, “Officina Mino Delle Site, l’ultimo futurista” – 195 lotti [realizzati in un arco temporale compreso tra il 1932 ed il 1992] in cui compaiono litografie, oli su tela, inchiostri su carta, disegni con mina di piombo, gouache su cartone, pastelli grassi, alcuni collage, un piatto ufficiale per la coppa del mondo del 1990, lo “Smoking antineutrale” del 1970 [lotto 114] – che testimonia come Delle Site si misurò anche con l’abbigliamento e la moda[18] – e alcuni progetti di manifesti pubblicitari: particolarmente interessanti quello per il Salento del 1956, un inchiostro e matita su carta, o quello per la Puglia databile all’incirca al 1960.
Prima di un’asta l’evento parigino è stato una vera e propria mostra retrospettiva, antologica, con tecniche e soggetti che spaziano in ogni ambito della cultura, proprio come l’ideale futurista della «dimensione globale del fare artistico». Tra i lotti da sottolineare, perché costituiscono importanti prove riguardo l’incessante lavoro di ricerca dell’artista, ci sono gli studi degli oblò [lotto 61], già accennati per quanto concerne la forma ricorrente negli anni 1965-1978; e poi la mai dimenticata passione tutta futurista per la macchina e la velocità, il lotto 73 intitolato “La course” del 1968 circa, riprende proprio le tematiche futuriste del primo Novecento, adattandole al gusto più moderno della seconda metà del secolo, dove il concetto di forma accenna a scomparire, avvicinando l’opera al gusto originale della Pop-art; oppure gli studi che riprendono la tematica della conquista dello spazio [lotti 64, 101], naturale evoluzione dell’aeropittura, anche verso un’arte più concettuale, come l’opera “Galaxie primitive”[19] sempre del 1968 [lotto 71], dove la scoperta di nuovi mondi – legata alle allora recenti missioni verso la luna – si perde tra il concetto di spazio infinito, di perdita e recupero delle origini, e quello di spazio finito della visione erotica ovoidale, probabile riferimento alle nostre origini terrene.
[1] Giuseppe Albahari, in prefazione a “La Scuola dei pittori Salentini”, Amazon autopublishing, XI/2019 (p. 6);Sperimentazione continua e totalizzante, occhio sempre attento alle avanguardie e influenze artistiche reciproche con la Pop-art: è così che il Futurismo e la sua originaria idea di bellezza non morirono, insieme a quell’ideale osceno della «guerra sola igiene del mondo»3, ma perdurarono nell’arte di Mino Delle Site e nel suo messaggio criptato di salvezza, perché è nell’Arte la salvezza degli uomini!
[2] Enrico Crispolti, “Tato futurista e aeropittore”, Rivista Militare, Fragmenta, 2011;
[3] AA. VV, Dal testo alla storia dalla storia al testo, Vol. III, Tomo 2°, Paravia, Torino, 1994;
[4] A. Lucio Giannone, Letteratura e Futurismo in Puglia, in «Del nomar parean tutti contenti – Studi offerti a Ruggiero Stefanelli », Progedit, Bari, 2011, (pp. 804-814);
[5] A. Lucio Giannone, Futurismo tra centro e periferia, in Ricognizioni Novecentesche – Studi di letteratura italiana contemporanea, Edizioni Sinestesie, Avellino, 2020, (p.233);
[6] Ibid., (p.233);
[7] Ibid., (p.261);
[8] Mino Delle site, Piccola cronistoria del futurismo salentino, in Mezzogiorno Turistico, a. 2°, n. 10-11, Gallipoli, 1971;
[9] Vanni Scheiwiller, Piccola antologia di poeti futuristi, All’insegna Del Pesce D’oro, Milano, 1958;
[10] Catalogo della mostra, 15 giugno – 8 luglio, Studio Marconi – Galleria il Canale, Milano – Venezia, 1966;
[11] A. Lucio Giannone, Itinerario di Mino delle Site, in Modernità del Salento – Scrittori, critici, artisti del Novecento e oltre, Congedo Editore, Galatina, 2009, (pp. 161-168);
[12] Cit. A. Lucio Giannone, Itinerario di Mino delle Site, (p.162);
[13] Ibid.;
[14] Ibid.;
[15] Catalogo Meeting Art, Opere dell’arte Moderna e Contemporanea, asta 830, Vercelli IX/2017;
[16] Cit. A. Lucio Giannone, Itinerario di Mino delle Site, (p.168);
[17] L’opera “Forma-senso atterraggio” del 1976 è certamente gemella di quella citata da Giannone, a pag. 168 del suo “Modernità del Salento”, dal titolo «Forma-senso decollo», che l’autore del libro riconduce all’esperienza in Florida;
[18] Lo «Smoking antineutrale» (1970) è un esempio tangibile, una lettura in chiave pop, degli studi condotti da Delle Site nel campo della moda, come le prove futuriste di “Giacca razionale” e di “Tuta tecnica”, maschile e femminile, della prima stagione (1933);
[19] Catalogue Ader, «Galaxie primitive, 1968, Huile sur toile ovale, 30×40 cm», Paris, V/2013;
[20] L’immagine di “Giacca razionale” è stata gentilmente concessa dalla Fondazione Mino Delle Site, Roma, il 12 /X/2020;
Avvertenze: Per una piena comprensione del fenomeno futurista in Italia, in Puglia e nel Salento si rimanda il lettore allo studio della nutrita produzione saggistica giannoniana, che per ovvie ragioni editoriali è citata solo per una piccola parte [ndr].