La fortuna è cieca e pazza… ma, se si mette a ragionare, diventa giusta SU E GIÙ CON LA MONETINA Quarantacinque anni fa l’US Galatina era promossa in Quarta Serie, dopo quattro estenuanti spareggi con l’US Conversano, grazie alla benevolenza di una… monetina. Al termine del successivo campionato, retrocesse per via di una dispettosa… monetina. di Mauro De Sica Ricordo che da ragazzini si gioiva immensamente quando, dopo aver subito un torto, la fortuna provvedeva a punire nella giusta misura colui che lo aveva procurato. Si diceva, in perfetta e inflessibile lingua dialettale, Lu giustu paca Ddiu! (Dio premia il giusto). L’onta era così lavata e il danno patito giustamente […]
Storia veramente accaduta tanti anni fa a Nardò LA CAPU TI MUERTU La stupidità di certa gente non conosce limiti, così come l’arguzia di tanta altra. di Emilio Rubino Questo aneddoto – trasmesso alcuni anni fa da Radio Nardò Uno, e ora riproposto ai lettori de “Il filo di Aracne” – non è un racconto immaginario partorito dalla fervida fantasia di un buontempone, ma un avvenimento realmente accaduto nelle campagne neritine all’inizio dello scorso secolo. Vi era un giovane contadino, che, sobbarcandosi a enormi sacrifici quotidiani, era riuscito a impiantare un orto nel suo piccolo podere. L’uomo, infatti, dopo aver “scapulatu” da altri fondi, cioè dopo aver compiuto una faticosa […]
LAVORARE ALL’INFERNO I dannati nel Giudizio universale affrescato nella chiesa di Santo Stefano di Soleto di Luigi Manni La chiesa di Santo Stefano (XIV-XV sec.) sorge nel centro di Soleto, capoluogo in epoca angioina della contea di Raimondo del Balzo de Courthezon, poi di Nicola Orsini e, fino al 1406, di Raimondello Orsini del Balzo. La contea era unitariamente circoscritta, con i corpi feudali di Soleto, Galatina, Sternatia e Zollino, in una vasta coinè grecanica alloglotta di tradizione bizantina, oggi ridotta ad un’enclave conosciuta come Grecìa Salentina, situata a sud di Lecce, nel cuore del Salento. Lo scenario artistico del distretto comitale era stato profondamente influenzato dal grandioso cantiere tardogotico […]
Gisarino il sacrestano eternamente innamorato Non si sa quand’egli sia nato, e si conosce appena il periodo della sua dipartita, che i più anziani del paese concordano nel circoscrivere intorno al 1930. Qualcuno lo ricorda come un bullo impenitente, ma era piuttosto un semplice bonaccione che credeva eccessivamente in sé e nelle sue improbabili virtù amatorie, nonostante fosse alquanto “stagionato”, e contasse almeno una settantina di primavere. Come la gran parte del popolino di quei tempi, era per di più analfabeta, e il non saper leggere né scrivere gli creava un grosso problema, essendo sempre alla ricerca di “avventure” galanti con le donne che frequentavano la Chiesa di San Domenico […]